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lunedì 18 aprile 2011

Un po' di appunti


Credo di avere già accennato in precedenza al fatto che mi sia sempre aggradato raccontare ed ascoltare aneddoti e descrizioni di situazioni, tutti significativi, - storie, insomma -, con la pretesa di uscire da banalità e luoghi comuni per un approccio diverso, se non alla Storia, al piano del costume sociale. Con questo spirito penso di essermi ritrovato sul blog. Insomma, per la serie "mi piace scrivere per me stesso".

E colgo l'occasione per ringraziare ancora una volta gli estensori dei commenti ai miei post, perché un po' tutti hanno contribuito in un modo o nell'altro a farmi riaffiorare alla mente spezzoni di vita vera, vista od intesa, con cui continuo ad alimentare la mia presenza sul Web. Con altri contenuti non saprei affrontare il mezzo, perché troppo uso da sempre a discutere vis à vis argomenti più impegnativi o più privati.

Senonché già con il blog mi sta talora capitando, per modo di dire, di ripassare - come si sarà inteso - fattispecie particolari con amici e conoscenti, con cui non riesco - sono i casi della vita! - ad avere se non saltuarie frequentazioni. Ancor più con altri usi di Internet, già qui discussi. Proprio stamane ho rivisto una cara coppia di coniugi  con cui da tempo ormai ero più solo in contatto ... digitale. Con altri le cose sono più composte, tipo vedersi più spesso e scambiarsi email. Di base sempre fotografie, guarda caso. Molte private, invero. Il tutto mi rafforza l'intendimento di affrontare, ma anche di udire, altre storie. Magari più corpose delle mie.

Qualche esempio.


Nella foto qui sopra si può notare il cortile della storica palestra di Ventimiglia, dove per decenni, anche dal lontano centro storico, ragazzini ed allievi di avviamento, medie inferiori ed istituti superiori della città di confine svolgevano le loro lezioni di educazione fisica. Prima che ogni scuola se ne dotasse in autonomia. Messa da me su Facebook un'immagine d'anteguerra di questo edificio, in diversi commenti é emersa la memoria di quanto ho appena evidenziato, ma ancora altro. Dopo di che ho rinverdito altre testimonianze, che prima o poi cercherò di illustrare.


Un particolare degli scavi a Nervia di Albintimilium, la Ventimiglia Romana, con annesso scorcio di Antiquarium, mi fa pensare che sempre via Web abbia avuto una certa ripresa di contatti, probabilmente a breve da parte mia foriera, stante la competente collaborazione dell'amico interlocutore, di articoli ben più interessanti di quelli che sinora abbia scritto.


Vedere, come ho già postato altra volta, in attesa di demolizione la casa dove per più di settant'anni almeno un componente del lato materno della mia famiglia ha vissuto in Bordighera, ebbene questo sì mi suscita un po' di nostalgia, perché questa mi può venire solo se penso a quando ero bambino: ed in quel sito da piccolo ci sono stato veramente tanto. Mi consola che nell'attuale abbandono la natura faccia il suo corso con quel prosperare di arbusti. Ma tra rivedere amici dell'adolescenza che abitano ancora lì vicino e farmi, anche in altre occasioni, casualmente tornare alla mente persone e fatti in qualche maniera lì o lì intorno riconducibili, mi porterà prima o poi ad altri discorsi.

Insomma, ho steso una serie un po' così di appunti, che forse non riuscirò ad utilizzare, per ringraziare i miei gentili lettori in modo irrituale, irrituale perché é sempre troppo forte in me la tentazione di fare l'anticonformista.


sabato 12 marzo 2011

Incontri

Non vado a corredare le righe che seguono con fotografie che possano avere attinenza con le bellezze turistiche delle mie parti, anche per non essere monotono, ma metto solo qualche immagine di tipo più ordinario, comunque abbastanza pertinenti il discorso. Anche se la tentazione di ripensarci mi verrebbe, dopo che proprio l'altro giorno mi si é rallegrato il cuore vedendo casualmente quanti bei giovani (presumo studenti) uscissero dall'area del Teatro Romano in zona Nervia di Ventimiglia (IM).

Mentre preparavo un post, mi raggiungeva sul portatile una chiamata di D., con cui sono sì in contatto telefonico, ma che non vedevo da due anni, chiamata con la quale mi diceva di essere in zona per il disbrigo di affari urgenti. Ne conseguiva la possibilità di passare insieme un'oretta di amabile discussione con la conseguenza pressoché inevitabile di rivisitare tante situazioni curiose indotte da pregresse esperienze comuni fatte in Riviera, in Costa Azzurra, in Val Roia. Mi stanno ora pervenendo da lui, man mano che le recupera dal suo archivio, immagini di quelle esperienze, perché le mie le avevo massacrate, mentre é grande in me la tentazione di riesumare alcune di quelle storie. Faccio, intanto, grazia di immancabili foto ricordo scattate nell'occasione e della strana malia che prende tanti abitanti di Milano, come lui, ma anche occasionali visitatori come il sottoscritto, per cui si gira nel capoluogo lombardo come turisti per caso alla ricerca degli immancabili angoli reconditi ed inusuali.

M., invece, incontrato in modo inatteso, mi ridimensiona un po' la portata di certe vicende di pescatori, cui ho già accennato altra volta, ma mi lascia invero qualche dubbio, non solo perché sostiene di essere stato assente nelle occasioni in cui si tramandavano quelle storie, ma soprattutto perchè mi dice che, terminata la raccolta della mimosa, adesso é per lui, insieme ad altri, stagione di pesca al pescespada, il che non é esattamente passatempo per principianti. L'invito a partecipare intanto l'ho declinato, mentre spero di mantenere la promessa (ne faccio tante di questo genere da quando ho buon tempo!) di andarlo presto a trovare.

Parlando di pesca, invece, l'altra mattina S. mi raccontava che il giorno prima sulla battigia della spiaggia davanti al capanno di Vallecrosia (IM), pure da lui condiviso, il suo amico arrivando vedeva, incredulo, un bel tonnetto agitarsi a vuoto: il tempo di decidersi se bagnarsi o meno prima di tentare di prenderlo ed un'onda si riportava in acqua quell'incauto cacciatore di minuscole prede, che non aveva calcolato la portata degli scherzi che onde anche non molto grandi possono combinare ad abitanti del mare non certo dei più piccoli.

E., mentre volge al termine una nostra bella chiaccherata, fa scivolare nel discorso un significativo riferimento alla dimensione umana e professionale di un medico a suo tempo molto noto nella nostra zona, figura degna ed insigne della Resistenza e della Ricostruzione. E non solo. Incuriosito, approfondisco in famiglia per venire a sapere del modo pittoresco con cui, svegliato in piena notte, quel medico mandò mio padre da Nervia di Ventimiglia (IM) a Bordighera (IM) piuttosto alla ricerca, anch'essa alquanto bizzarra, della levatrice per l'assistenza alla nascita del primogenito, cioé del sottoscritto, perché tanto la madre ad una recente visita l'aveva già trovata ben sana.


Di quel medico ha tracciato, invero, un preciso e pregnante ritratto l'amico Carlo nel suo recente libro, da cui io ho già tratto due episodi dei tempi dell'ultima guerra, che mi sono sembrati importanti. Carlo lo vedo abbastanza spesso, ma non gli avevo chiesto il permesso per quella mia operazione. Del resto, quando l'ho finalmente informato, mi ha risposto con l'immancabile, da me già immaginata, figurativa scrollata di spalle. Solo che, volendogli almeno fornire un estratto di quanto da me scritto, dimentico di averne già una copia in tasca, rimasi inteso di farglielo avere tramite una comune conoscenza, perché lui abita in una zona non servita da Internet. Il fatto è che, rivedendoci in  una recente degna occasione in cui Carlo dispiegava il suo impegno (uno dei tanti che ha!) di dirigente dell'A.N.P.I., l'intermediario (anche lui rappresentante dei partigiani) si scusava con me di non avere fatto la commissione, mentre lui non si ricordava neppure più della vicenda. La mia speranza è che adesso non ci si perda di vista per il promesso giro da fare assieme per la ricerca di certe vecchie fotografie e di certi vecchi documenti.


mercoledì 5 gennaio 2011

Riflessioni un po' così


C'é una foto che ricorda un Ventimiglia Expò del maggio 1996 nella città di confine, dove ci trovammo a testare il Web insieme in pubblico io per la mia esperienza professionale corrente e i giovanotti responsabili del secondo (in ordine cronologico) Internet provider della nostra provincia: ancora pochi mesi prima di quella data vigevano solo cose come telnet, ping, finger, ftp ed altre di cui non ricordo più il nome e le telefonate di accesso andavano fatte, nel nostro caso, addirittura a Roma.

Per motivi di lavoro e per la mia grande curiosità, andai a testare rapidamente, tra i primi, credo, in Italia, le varie novità offerte dal Web, salvo ritrarmene presto, una volta indirizzata l'attività di pertinenza su binari consueti, non senza riportarmene l'impressione che di smanettoni ce ne erano tuttavia tanti in giro, per lo più appesi a parole come netiquette e moderazione.

Sbrigando direttamente tali faccende per motivi professionali per diversi anni, il mio accesso privato per lungo tempo é stato di occasionale curiosità. Poi, con il pensionamento, ma non subito, quasi inopinatamente mi sono ritrovato, prima ancora che su Blogger, su microblogging e socialnetwork, che in precedenza mi facevano sorridere al solo accenno del nome. Credo che, una volta di più nella trama complessa delle usanze umane, sia più importante per cosa si utilizza un mezzo. Dal canto mio, confesso che nutro una certa passionaccia a vedere e linkare fotografie di panorami selvaggi, di opere d'arte figurativa, di monumenti. Oltre che, nel bel mezzo di tanti altri fattori, per la diffusa rinvenibile antologia di citazioni letterarie e di poesia. A tutto questo non é detto che non attinga presto per Blogger. E poi commenti, ripresa di contatti con conoscenti ed amici, a volte già da me qui citati: siccome il mezzo giova, se appunto, ben adoperato, non  rinvengo intorno a me nostalgie di sorta, bensì interessi culturali e di vita. E la rapidità di comunicazione non é certo un guaio! La fotografia in questione - anche se l'esempio adotto è banale -, di cui non sospettavo neanche l'esistenza, non veniva forse alla ribalta se il detentore non avesse ritenuto opportuno poche settimane or sono inserirla in un certo archivio pubblico riferito al suo curriculum.

In questo quadro - il gioco delle casualità, a quanto pare, continua! - proprio oggi ho rinvenuto una citazione da Camilleri, abbastanza pertinente:

“Scrivo perché è sempre meglio che scaricare casse al mercato centrale.
Scrivo perché non so fare altro.
Scrivo perché dopo posso dedicare i libri ai miei nipoti.
Scrivo perché così mi ricordo di tutte le persone che ho amato.
Scrivo perché mi piace raccontarmi storie.
Scrivo perché mi piace raccontare storie.
Scrivo perché alla fine posso prendermi la mia birra.
Scrivo per restituire qualcosa di tutto quello che ho letto.”
Andrea Camilleri, Ecco perchè scrivo

L'importante, secondo me, come per tante cose della vita, é non prendersi troppo sul serio!


sabato 20 novembre 2010

Storie un po' così

Castelvittorio (IM): il paesello del racconto
Li ho persi di vista da tempo. Ma me li ricordo ancora. Abbastanza bene.

L. veniva a scuola in pullman da un paesello e come tanti adolescenti pativa quel tipo di locomozione. Cambiò per l'Istituto di Ragioneria, nel quale conseguì una sorta di borsa di studio per frequentare un anno di scuola (validato) in America ai fini di fare pratica di inglese. E all'epoca un po' di invidia la provai. Anche perché ai liceali quei percorsi erano forse preclusi. Laureato, era ancora timido in pubblico, sì da chiedermi se poteva venire a presentarmi in qualche comizio nell'entroterra: per farsi le ossa a parlare in pubblico. Di sicuro più tardi, se non prima, frequentò N. e S. Divenne manager, prima in banca (lo incontrai per caso davanti al Duomo di Milano), poi in un'industria. Quando lavoravo ancora lo vidi di fretta qui in Riviera: e mi persi in seguito i suoi numeri di telefono.

P. non credo abbia mai conosciuto gli altri di cui accenno. Era creativo ed estroso già da ragazzo. Per lui i viaggi in autostop erano una dimensione esistenziale. Mi lasciai coinvolgere, se non proprio da lui, da altri amici, ma si era tutti assieme a fare squadra, in quello che per me fu un mezzo viaggio, comunque interessante, ma per lui e per B. un giro in mezza Europa. Oggi é un versatile artista affermato. Poeta, anzitutto. Ecco, lui un po' l'ho recuperato, tramite Facebook.

G., anch'egli come P. di immigrazione siciliana, faceva il frontaliere nel Principato, quindi si alzava prima dell'alba, ma non mancava mai alle discussioni ed all'impegno del tormentato inizio anni '70. Una sua leggera operazione mi fece conoscere, da visitatore, l'Ospedale di Monaco. Protagonista di un memorabile viaggio in auto (cui non potei partecipare perché decisamente impegnato sul campo)  in Francia con N. e S., dai cui resoconti ho attinto molti particolari per le mie storie. Conobbe una bella granatiera di norvegese che felicemente sposò. E fece il tranviere ad Oslo. Lui l'ho intravvisto a Ventimiglia già pensionato, con splendidi figlioli e matrona ancora più radiosa. "Ci vediamo.". "Quando torno, ci sentiamo!". I saluti ce li scambiamo tramite i suoi fratelli. Quando capita.

N., d'immigrazione dal Polesine (e al secondo matrimonio di S. mi raccontò di sue ricerche storiche locali), faceva il bracciante nella campagna epicentro de "La curva del Latte" di Nico Orengo. Ma alle due di notte teneva testa a Francesco Biamonti in quelle lunghe discussioni nelle quali il romanziere di San Biagio della Cima, che non aveva ancora esordito come tale, dimostrava una sua grande dote, mai appieno oggi rammentata: la sua grande signorilità. N., dalla grande dialettica e dalla grande erudizione da autodidatta, conobbe una graziosa insegnante di Milano. Ne conseguirono l'amore e il trasferimento a Milano. In una di queste tappe, forse quella definitiva, lo accompagnammo io e S. Gustoso l'episodio delle strelitzie, dimenticate a mollo, che stavano per trasbordare dalla vasca da bagno. N. vinse un concorso pubblico, studiò pur lavorando, conseguendo via via diploma magistrale e laurea. E di conseguenza salì, mediante concorsi, i gradini di una onorata carriera, in diversi comuni dell'hinterland della metropoli lombarda. Ma quel suo amore di gioventù finì già diversi anni fa.

Storie un po' così.