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giovedì 4 gennaio 2024

Ufficiali garibaldini di Spagna a Vallecrosia

A destra, Cesare Menarini in Spagna. Fonte:  AICVAS

Giuseppe Mosca in Spagna. Fonte:  AICVAS

Di Cesare Menarini e di Giuseppe Mosca e della loro militanza come volontari delle Brigate Internazionali a difesa della Repubblica Spagnola si potevano rinvenire un tempo ampie citazioni non solo nel classico libro di Luigi Longo, ma anche in uno di Giorgio Amendola. Con l'avvento del Web si possono trovare su di loro ancora più notizie, come si riporta più avanti.

Menarini e Mosca hanno avuto la singolarità di avere vissuto a Vallecrosia; Mosca più a lungo, prima di tornare a Biella, sua zona natale;  Menarini, invece, per tanti anni rimase nel ponente ligure, prima a Sanremo, poi, come detto a Vallecrosia, infine a Ventimiglia.

Certo, nella Guerra Civile di Spagna furono una quarantina i combattenti antifascisti imperiesi, arruolati nelle Brigate Internazionali. Non ebbero, tuttavia, la notorietà di Menarini e di Mosca, a loro volta meno ricordati in provincia di Imperia rispetto a Lorenzo Musso (Sumi), che durante la lotta di Liberazione divenne Commissario Politico al Comando Operativo della I^ Zona Operativa Liguria, ma soprattutto a fronte di Giuseppe Vittorio Guglielmo (Vittò, Ivano), comandante della II^ gloriosa Divisione Garibaldi "Felice Cascione" e neppure in riguardo di Carlo Farini (Simon), anch'egli già in Spagna, vice comandante del Comando militare unificato ligure, in precedenza comandante della I^ Zona e della II^ Operativa Liguria, il quale in provincia di Imperia durante la Resistenza ci era arrivato, per così dire, da emigrato.

Menarini Cesare di Pietro e Malagoli Maria, 5/10/1907, Città  del Lussemburgo. Autista, comunista. Cittadino italiano nato in Lussemburgo, nel 1915 rientra a San Felice sul Panaro insieme alla famiglia, originaria del Modenese. Il 13 gennaio 1923 espatria con regolare passaporto in Francia, raggiungendo il padre, emigrato per lavoro l'anno precedente. Si stabilisce prima a Homécourt, nel dipartimento della Meurthe e Mosella, fino al 1926, poi a Le Plessis-Trévise, nel dipartimento della Valle della Marna, nella regione dell'Ile-de-France, dove nel 1926 entra nella Federazione giovanile del Partito comunista francese e poco dopo nei Gruppi di lingua italiana del PCF. Nel 1928 si trasferisce a Le Blanc-Mesnil, nel dipartimento della Senna-Saint-Denis, sempre nella regione dell'Ile-de-France, dove svolge un'intensa attività  antifascista tra l'emigrazione italiana fino all'ottobre 1936, quando decide di partire per difendere la Spagna repubblicana e si imbarca dal porto di Marsiglia sulla nave "Ciudad de Barcelona”. Sbarcato ad Alicante, raggiunge in treno Albacete, dove è arruolato nel battaglione Garibaldi, 1. compagnia, per poi passare alla 2. e alla 3. compagnia. A novembre combatte a Cerro de los Angeles e a Casa de Campo, dove il 20 novembre è ferito da una pallottola alla spalla sinistra. Dopo il ricovero negli ospedali di Madrid e di Valencia, nel gennaio 1937 torna al fronte e combatte alla Città  Universitaria, a Puente de Segovia, a Carabanchel, ad Arganda, sul Jarama, a Morata de Tajuna e a Guadalajara. Passato alla Brigata Garibaldi, il 31 maggio 1937 è promosso sergente e combatte a Huesca, a Brunete e in Catalogna. In seguito è al servizio della Delegazione della Brigate Internazionali a Valencia e poi, dal settembre 1937 al giugno 1938, alla Censura militare delle Brigate Internazionali, a Godella, in provincia di Valencia, e a Barcellona, nel quartiere di Sarrià. Il 10 novembre 1937 è promosso tenente e si reca alla base di Quintanar de la Republica, che lascia il 19 novembre per tornare in servizio. Nel febbraio 1938 è ferito al lato destro della testa da una scheggia durante un bombardamento aereo su Valencia ed è ricoverato all'ospedale militare cittadino. Il 4 aprile 1938 è promosso ancora e raggiunge il grado di capitano. In agosto si frattura il piede destro a causa di un bombardamento aereo su Barcellona ed è ricoverato in ospedale. Il 20 agosto 1938 esce dalla Spagna per infermità  e rientra nella sua abitazione a Le Blanc-Mesnil. Il 24 agosto gli viene tolto il gesso al piede all'ospedale di Versailles. Guarito, riprende il lavoro di operaio edile. Nel 1940 è responsabile del Partito comunista per il settore Parigi-Nord (Le Bourget, Le Blanc-Mesnil, Aubervilliers, Drouot, Bobignye e altri comuni) e durante il periodo dell'occupazione tedesca organizza un gruppo antinazista clandestino che distribuisce il bollettino ciclostilato "La Voce degli Italiani" e materiale di propaganda francese. Nel settembre 1940, la sua casa è perquisita dalla polizia, ma riesce a sfuggire l'arresto e viene ospitato per alcuni mesi da compagni di partito. Nell'agosto 1941 il Centro estero del Pcd'I lo invia in Italia con materiale di propaganda comunista nascosto in un baule con doppio fondo. Dopo un primo periodo presso dei parenti a Mirandola, il 7 marzo 1942 sposa Anna Polloni e si trasferisce a San Felice, dove lavora nel magazzino per l'ammasso della canapa, da dove diffonde materiale di propaganda comunista. Entrato nella Resistenza con il nome di battaglia "Andrea", è commissario politico di brigata della Divisione Modena Armando. Riconosciuto partigiano combattente dal 1 ottobre 1943 al 31 maggio 1945 (dal 1 ottobre 1943 al 24 febbraio 1944 con il grado di sergente maggiore, dal 16 marzo 1944 al 31 maggio 1945 con il grado di maggiore). Dal 1945 al 1948 è sindaco di San Felice sul Panaro. Successivamente impiegato comunale all'ufficio delle imposte di consumo, nel 1956 è licenziato per attività  sindacale e decide di tornare a lavorare all'estero, in Svizzera, Germania e Francia. Nel 1962 si stabilisce a Sanremo, poi si sposta a Vallecrosia e infine a Ventimiglia, dove muore l'11 aprile 2002.
Eventi a cui ha preso parte
[nella guerra civile spagnola]:
Battaglia di Cerro de los angeles (Cerro Rojo)
Battaglia di Casa de campo
Battaglia della Città  universitaria di Madrid
Battaglia di Arganda del Rey
Battaglia del Jarama
Battaglia di Morata de Tajuña
Battaglia di Guadalajara
Battaglia di Huesca
Battaglia di Brunete
Annotazioni: Secondo il "Dizionario storico dell'antifascismo modenese", vol. 2: "Biografie", nell'estate 1941 il gruppo antinazista organizzato da Menarini in Francia fu incorporato nel Front National clandestino.
Istituto Nazionale Ferruccio Parri

Mosca, Giuseppe
Di Giovanni e di Aurelia Cristianelli. Nato l'11 gennaio 1903 a Cossato, residente a Chiavazza (Biella) fin dall'infanzia, fonditore. Iscrittosi alla Camera del lavoro e successivamente alla gioventù comunista, fu un militante molto attivo. Costretto, dopo ripetuti scontri con i fascisti, alla vita clandestina, il 27 novembre 1927 fu arrestato a Torino con l'accusa di appartenenza al Partito comunista e diffusione di stampa sovversiva nelle fabbriche della città: deferito al Tribunale speciale, fu assolto in istruttoria il 6 luglio 1928 per insufficienza di prove. In seguito resse l'organizzazione del partito nel Biellese. In procinto d'essere arrestato, in seguito alla scoperta di un gruppo clandestino operante nel basso Biellese e nel Vercellese, cui aveva fornito materiale e direttive, nel novembre 1932 riuscì ad espatriare illegalmente in Francia, dove si stabilì a Villeurbanne. Fu iscritto nella "Rubrica di frontiera". Nel marzo 1934, in seguito ad indagini dell'Ovra che portarono all'arresto, in Piemonte e Lombardia, di ventisei comunisti, tra cui alcuni biellesi, fu denunciato al Tribunale speciale, in stato di latitanza, per attività comunista. Il 19 novembre 1936 si arruolò nel battaglione "Garibaldi". Combatté a Boadilla del Monte, Mirabueno, Arganda, Guadalajara, dove rimase ferito. Rientrato nella formazione, nel frattempo trasformatasi in brigata, fu inquadrato nella 2a compagnia del 2o battaglione, con il grado di sergente. Combatté ancora a Huesca, Brunete, Farlete, Belchite, Fuentes de Ebro, Caspe e, promosso tenente nell'aprile del 1938, in Estremadura e sul fronte dell'Ebro. Tornato in Francia nel febbraio del 1939, fu internato a Saint Cyprien, Gurs e Vernet d'Ariège. Rimpatriato il 23 settembre 1941 e tradotto, in stato di arresto, a Vercelli, il 19 novembre fu condannato a cinque anni di confino. Inviato a Ventotene (Lt), fu liberato dopo la caduta del fascismo. Partecipò alla Resistenza nella brigata Sap biellese "Graziola" come commissario di battaglione. Riportò una ferita. Dopo la Liberazione svolse attività sindacale nella Fiom e politica nella Federazione comunista di Biella. Morì il 18 luglio 1992 a Biella.  Fonti: Acs, Cpc, fascicolo personale; Acs, Confinati politici, fascicolo personale; Acs, Ps aaggrr, cat. K1b-45; Apci, I comunisti italiani nella guerra di Spagna, b. 7, vari elenchi; Anello Poma, Antifascisti piemontesi...; Quaderno Aicvas n. 7. Biografato anche nell'Enciclopedia dell'Antifascismo e della Resistenza e citato anche in: I comunisti biellesi nella lotta contro il fascismo; Giacomo Calandrone, La Spagna brucia; La Resistenza nel Biellese; Quaderno Aicvas n. 2; Quaderno Aicvas n. 3; 60 anni di vita della Federazione biellese e valsesiana del Pci... Si veda inoltre Autobiografia di una guerra civile. Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli 

Adriano Maini

sabato 13 agosto 2022

Storie di antifascisti italiani nella Parigi dei quartieri rossi


Il secondo e terzo capitolo di questa ricerca hanno come oggetto la partecipazione di emigrati e emigrate italiani alla resistenza contro l'occupante tedesco a Parigi. In particolare l'analisi ha riguardato alcuni franc-tireurs et partisans legati alla Main d'oeuvre immigrée quindi al partito comunista e attivi contro i nazisti fin dalla fine del 1940 inizi 1941 e alcuni aderenti alle Formazioni Garibaldine dell'XI e XII arr. formatesi a partire dal 1941 e che presero parte successivamente, inquadrati nelle Milices patriotiques - Front National, alla Liberazione di Parigi. Dall'analisi delle biografie di questi aderenti, circa 40 persone, emergono quelle che erano le caratteristiche dell'emigrazione politica-economica italiana negli anni trenta e che risiedeva in quei quartieri rossi della Parigi nord-Est.
Come ricorda William Valsesia, che era nato a Parigi nel 1924 in una famiglia di militanti comunisti fuggiti dall'Italia, in questa zona: “C'era un modo di pensare gli spazi urbani conforme a chi abitava nell'XI, XII, XVIII, XIX e XX arr. preferivamo stare alla destra della Seine con uno spirito da Rive Droite. Se si passava sulla sinistra si attraversava un ponte per raggiungere il quartiere latino. Noi, vivendo a Belleville o a Menilmontant, eravamo più di casa a Montmartre che a Montparnasse, al Bois de Vincennes che al Bois de Boulogne. La nostra era la parte più antica, in cui si erano sviluppati il commercio, gli affari, la haute culture, della capitale. La Rive Gauche era soprattutto intellettuale, ministeriale, sede delle ambasciate straniere. Preferivamo l'atmosfera vivace della Rive Droite alla serenità della Rive Gauche.” <120
Gli aderenti alle Formazioni garibaldine e ai FTP-MOI di cui ho potuto leggere il fascicolo redatto a loro nome dalla polizia fascista per il Casellario politico centrale, sono per la maggior parte schedati come comunisti. <121
Alcuni di questi sono dei veri militanti del PCd'I costretti a scappare da una paese all'altro perchè braccati dalla polizia dei vari paesi e oggetto più volte di mandati di espulsione. Come ad esempio, Vilhar Stanislao, originario di Gorizia, tra 'i più accesi esponenti del partito giovanile comunista' emigrato clandestinamente nel 1929 per sfuggire ad un processo dove era stato chiamato a testimoniare riguardo ad un omicidio a sfondo politico. Si rifugiò prima in Jugoslavia, dove a causa della propaganda sovversiva, venne arrestato insieme a suo fratello Felice Vilhar, per propaganda comunista. Scontò 4 mesi di carcere a Lubiana, poi venne espulso e accompagnato alla frontiera con l'Austria, dove rimase per qualche mese a spese del Soccorso Rosso. In seguito passò in Belgio dove svolse attiva propaganda per il partito comunista italiano. A Bruxelles venne arrestato insieme ad altri comunisti, quali Dino Scapini, Marco Sfiligoi, Augusto Felician, Nunzio Marinangeli, durante una riunione della cellula di Bruxelles 'indetta per preparare una manifestazione di protesta contro la celebrazione dell'XI anniversario della marcia su Roma'. Durante la perquisizione nella stanza d'albergo dove alloggiava il Vilhar a Bruxelles, venne rinvenuto 'importante materiale comunista' <122 che gli valse l'accusa di essere 'il capo dei comunisti in Belgio, o per lo meno, l’individuo che aveva in consegna tutti i documenti riferentisi al movimento comunista italiano nel Belgio'. Da qui arrivò a Parigi dove visse clandestinamente per circa 6 anni. Nel 1937 gli venne ratificato un divieto di soggiorno per mancanza di documenti in regola, mentre alloggiava nella rue Compans nel XIX arr., ma venne meno a tale divieto e alla fine dell'anno si recò come volontario a combattere in Spagna nelle Brigate Internazionali, assegnato alla Brigata Garibaldi combatté con questa in Estremadura, a Caspe e sull'Ebro. <123 Al momento della sconfitta della Repubblica spagnola rientrando in Francia venne internato ad Argelès, poi a Gurs, dove gli venne ratificato il mandato di espulsione dalla Francia. Tuttavia liberato nel 1941, riuscì a tornare clandestinamente a Parigi in zona occupata dai tedeschi. <124
Mentre per Nunzio Marinangeli, militante socialista e poi comunista, arrestato insieme al Vilhar in Belgio nel 1933, emigrato clandestinamente nel 1927 <125 è più difficile indicare l'appartenenza politica, schedato come comunista al CPC, in Italia prima di emigrare aveva aderito al partito socialista rivoluzionario. In Belgio nel 1933, secondo una nota informativa, pare avesse chiesto di passare dal partito socialista al partito comunista, in quell'anno la sua attività politica è basata sulla frequentazione delle riunioni dei comunisti e di quelle del Fronte Unico a cui aderisce. Inoltre è uno dei 27 iscritti al Soccorso Rosso Internazionale, della sezione italiana in Belgio, e al Comitato dei patronati. Successivamente raggiunta Parigi nel 1934, le notizie sul Marinangeli si fanno più sporadiche: nel '34 si fa indirizzare la posta nel comune di Saint-Denis nella regione parigina dove abita anche suo fratello Felice, nel 1937 si sposa con una cittadina rumena naturalizzata francese con la quale risiede nel X arr., e che, pur non essendo iscritto al partito riformista provvede al piazzamento del Nuovo Avanti e alla raccolta di abbonamenti al giornale del sindacalista Rugginenti Pallante. Il Marinangeli si recò anche come volontario in Spagna dove si arruolò nella Compagnia Carlo Marx, dell'Artiglieria Internazionale, <126 tornato poi a Parigi, continuò a risiedere con la moglie al n. 13 della rue Alibert, nel X arr.
Se Stanislao Vilhar come Ardito Pellizzari, (la cui biografia è descritta nel III capitolo) si possono fare rientrare nella categoria del 'rivoluzionario di professione', altri come Domenico Zaccheroli o Giuseppe Rolando o Fausto Sverzut (la cui biografia è descritta nel III capitolo) sono più dei simpatizzanti del partito comunista che non esplicano una vera attività o che l'hanno praticata prima di espatriare. Lo Zaccheroli, operaio ceramista, già noto in Italia quale comunista, emigrò in Francia per motivi di lavoro essendo stato assunto nelle miniere dell'Est nel 1930. Abitò per un periodo nella città di Parigi, dove vendeva giornali, e prendeva parte ad alcune riunioni del 'gruppo comunista con Silimbeni Mario, fratello del noto Silimbeni Sante e Remondini Giovanni'. Rientrato in Italia nel 1932 è arrestato poiché trovato in possesso di un volantino di contenuto antifascista. Liberato, diffidato, è posto sotto vigilanza nella sua città natale, Imola. Tornò poi a vivere a Parigi nel 1936 e nell'ottobre raggiunse la Spagna, dove si arruolò nel Battaglione Garibaldi. Rimase ferito a Casa de Campo nel novembre del 1937 e rientrò in Francia nel gennaio 1937. Nel gennaio del '38 è di nuovo in Spagna dove andò a combattere sul fronte di Albacete. Al termine della guerra civile spagnola tornò definitivamente a vivere nella capitale francese. <127
Giuseppe Rolando, è anche lui un comunista, emigrato nel 1924 a Parigi, dalla provincia di Novara, in patria aveva già professato principi comunisti e durante la conferenza interalleata del 1922 a Genova, fece parte della guardia rossa del diplomatico sovietico Cicerin. A Parigi, Rolando lavora alle dipendenze del Consolato e dell'Ambasciata russa quale portinaio nei locali della rue de Grenelle 79, ed abita nella rue des Abbesses (XVIII arr.). Dall'aprile del 1932 lavora alla rappresentanza commerciale dei Soviets nella rue de la Ville l'Evêque dove anche risiede. Secondo un'informativa della polizia italiana del 1933, è membro del partito comunista a Parigi, e, una volta trasferitosi ad Annemasse nel 1934, prese parte alle organizzazioni comuniste locali dove svolse un'attiva propaganda contro il regime. Poi non si hanno più notizie a suo riguardo e la polizia non riuscì più a rintracciarlo.
Altra persona schedata al CPC come comunista è Gottardo Rinaldi. Era nato in provincia di Bologna nel 1898. Prese parte alla I guerra mondiale; nel dopoguerra fu più volte aggredito dalle squadre fasciste. Espatriò nel 1924 in Francia con regolare passaporto rilasciato per motivi di lavoro. Si recò in Belgio, dove rimase qualche anno nella cittadina di Charleroi, nel 1928 il Regio Consolato lo segnala quale muratore, tra i più accesi antifascisti e frequentatore di tutti i cenacoli sovversivi. Nel 1931 è espulso dal Belgio, per cattiva condotta morale e politica. Si recò quindi a Bordeaux e nel 1935 è segnalato per la prima volta a Parigi, dove risiedeva al n. 84 del Boulevard Diderot nell'XI arr. <128 Nel 1936 andò in Spagna dove divenne comandante della Centuria Gastone Sozzi. Gravemente ferito nel dicembre del 1936, ritornò a Parigi. Alla dichiarazione di guerra Italia-Francia si trova a lavorare nel Loiret, la polizia francese lo prelevò da casa e l'accompagnò alla Caserma di Orleans, dove gli furono presentate due alternative: o firmare il lealismo verso la Francia, o essere inviati immediatamente in campo di concentramento. In seguito sarebbe diventato capitano dei FTP della regione parigina. <129
Oltre ai citati comunisti, in questa lista di resistenti presente nel Fonds Maffini, aderenti alle Formazioni Garibaldine di Parigi, vi sono anche alcune persone, schedate dal CPC come socialiste.
E' il caso di Luigi Bottai, nato a Cascina nel 1898, che una volta espatriato con la moglie nel 1929 con regolare passaporto andò ad abitare a Parigi al n. 11 della rue de Boulets, traversa del Faubourg Saint-Antoine, e in seguito nella regione parigina della Seine-Oise. Nel suo fascicolo non si fa mai accenno alla sua presenza alle riunioni dei socialisti o nei locali da loro frequentati. Secondo una nota per la Direzione Generale di Polizia Politica, del 14 settembre 1938, il Bottai è un membro del partito repubblicano per il quale svolge anche attività organizzativa. <130 Tuttavia non essendo ritenuto elemento pericoloso, dal 1939, è richiesta la revoca dell'iscrizione del 'sovversivo' Bottai dalla
rubrica di frontiera.
Altro schedato come socialista nel CPC, è Renato Balestri, figlio di un sindaco socialista della provincia di Pisa. Il suo fascicolo è ben nutrito: iscritto all'associazione giovanile del partito socialista prima del fascismo, una volta emigrato in un primo momento non si mise in evidenza pur professando apertamente idee sovversive, successivamente 'prese a esplicare notevole attività antifascista'. Risiede prima nel comune di Pavillons sous Bois e poi in quello di Montreuil sous Bois. Nel 1935, partecipa al congresso antifascista di Bruxelles, al momento della guerra di Spagna si impegnò nel reclutamento di volontari per la Spagna rossa, nel 'Comitato per l'aiuto al popolo spagnolo,' Cité du Paradis n. 1 a Parigi diretto da Romano Cocchi. Si recò a combattere in Spagna nell'ottobre 1937, dove diventa commissario politico del II Battaglione della Brigata Garibaldi, XII Brigata Internazionale. Ferito in varie parti del corpo sulla Sierra Cabals, fece ritorno in Francia nel dicembre 1938. <131 Fu poi molto attivo nell'Unione popolare italiana, tanto da rivestire la carica di sottosegretario nazionale. Fece diverse missioni in varie regioni della Francia per fare propaganda in favore dell'associazione. La sua appartenenza al partito socialista non è indicata nelle numerose note informative italiane a suo riguardo, vi è solo un accenno in una nota del dicembre 1939, dove il Ministero degli Interni riporta quanto riferito da una fonte fiduciaria: il Balestri avrebbe chiesto di passare dal partito comunista a quello socialista. Nelle memorie del comunista Antonio Tonussi, è riportato che il Balestri all'inizio degli anni '30 era un membro della direzione del Comitato regionale dei gruppi di lingua della zona di Parigi. <132 Nel fascicolo a suo nome redatto dalla Polizia francese si apprende che il Balestri, con lo pseudonimo di Esule, era iscritto al PCd'I da dove, dopo la firma del Patto Molotov-Ribbentrop, era stato espulso perché non aveva approvato il patto, così come aveva fatto lo stesso presidente dell'UPI, Romano Cocchi. Nel settembre del 1939 sottoscrisse l'arruolamento volontario nella Legione Garibaldina, fu mobilitato il 10.06.1940 fino al 24.08.1940. In seguito, sapendosi ricercato, si trasferì nel sud della Francia, ad Agen dove fu attivo in un réseau prima di essere catturato dalla Gestapo e deportato a Buchenwald. <133
Altre persone presenti nell'elenco dei resistenti garibaldini nel Fonds Maffini, di cui ho trovato un fascicolo al CPC, sono schedate con la parola generica di antifascisti, e sono in totale quattro persone.
Romeo Amadori, emigrato nel 1923 in Argentina, raggiunse in seguito la città di Parigi, il suo fascicolo al CPC è aperto nel 1935 a causa di una lettera che egli invia alla cognata e nella quale si schiera apertamente contro la guerra fascista in Abissinia. Egli che di mestiere fa l'ebanista, risiede nell'XI arr. nella rue Planchat, successivamente il suo recapito cambia, ma la polizia fascista scopre solo il luogo dove si fa indirizzare la posta, il 'noto ritrovo di sovversivi', il Bar dei 'Trois Mosquetiers' con ingresso sia nella rue de Montreuil che nel Boulevard de Charonne. Ma l'Amadori non è un militante, non fa politica, non aderisce ad alcun partito antifascista, né fa parte di un'associazione, in due informative presenti nel suo fascicolo si legge che “(...) pur dimostrandosi di sentimenti contrari al Regime non esplica attività politica né frequenterebbe riunioni sovversive.” in un'altra che “(...) pur dimostrandosi di sentimenti contrari al Regime non esplica attività politica né frequenterebbe riunioni sovversive”. <134
L'antifascista Leonello Mattioli, espatriato clandestinamente nel 1930, dopo che si era visto rifiutare il rilascio del passaporto nello stesso anno “per mancanza di motivate giustificazioni”, tentò di raggiungere la Francia passando per l'Austria, ma alla frontiera svizzera venne respinto dalle autorità elvetiche per mancanza di documenti. Interrogato dalla polizia locale, affermò di nutrire “sentimenti avversi al regime ma di non appartenere ad alcun partito politico” e che si era deciso all'espatrio perché annoiato dalle vessazioni cui era sottoposto con frequenti visite domiciliari da parte dei carabinieri e della milizia. Raggiunta la città di Parigi nel 1932 dove risiedeva già suo fratello Aldo, non esplicò 'attività degna di nota', abitò nell'XI arr. da irregolare presso l'Hotel 50 rue de Popinecourt (XI) e in seguito, nel XX arr. nella rue des Pyrénées. Nel 1938 si sposò con una cittadina francese con la quale andò ab abitare nella zona della Tour Eiffel. <135
Altro antifascista è Franz Vai, anche il suo fascicolo presso il CPC contiene poche informazioni, egli che di mestiere faceva il falegname, espatriò con regolare passaporto nel gennaio 1930 essendo stato arruolato per conto della ditta Renard Pierre di Parigi. Il suo recapito è ancora una volta un ristorante, il noto ristorante Bouboule, gestito dai fratelli Schiavina, al n. 84 del Boulevard Diderot, “ritrovo dei peggiori sovversivi del quartiere della Gare de Lyon”. A Parigi, secondo un informatore dell'OVRA, “professava idee antifasciste senza dare luogo a rilievi particolari, e senza mettersi in particolare evidenza con la sua condotta politica.” <136
Dalle liste Garibaldine del Fondo Maffini, l'unico che possiede un fascicolo al CPC come anarchico è Carlo Sannazzaro, originario della città di Torino, nato nel 1879. Ha un fascicolo al CPC per gli anni 1936-1944, emigrato in Francia nel 1922 e residente precedentemente in America Latina, viene notato più volte alle riunioni di Giustizia e Libertà e anche alle riunioni del partito repubblicano, sezione di Parigi, come quella tenuta al Caffè de la Chope nel giugno 1938. <137 Il Sannazzaro, che faceva di mestiere il decoratore, risiedeva con una donna francese al numero 117 della rue Saint Maur nell'XI arr. fino al 1938; in seguito, la polizia non riesce più a sapere dove abita. L'ultima notizia che si ha su di lui è del maggio 1939, quando compare tra un elenco di nomi di italiani residenti a Parigi abbonati al giornale L'Avanti. <138
Altro antifascista è Pietro Paolo Senna, fece parte della Formazione Garibaldina nella Milice du XI arr. Su di lui il fascicolo del CPC, che copre gli anni 1938-1942, contiene pochissime informazioni le quali riguardano per la maggior
parte il suo internamento nel campo del Vernet di ritorno dalla Spagna. Emigrò a Parigi nel 1933, aderì ai gruppi di lingua del PCF e andò a combattere per la repubblica spagnola nell'agosto del 1936. Fece parte della Centuria Gastone Sozzi e poi del Battaglione 'Commune de Paris', successivamente fu internato al Vernet nel settembre del 1938. La data di rilascio non è certa, per le carte della polizia italiana chiese il rimpatrio nel giugno del 1942, lo ottenne successivamente ma non giunse mai in Italia, nelle carte francesi risulta a Parigi già nel 1941. <139
[NOTE]
120 W. Valsesia, P. Manca (a cura di), Un antifascista europeo: dai fuoriusciti di Parigi ai partigiani del Biellese, Recco: Le mani; Alessandria: ISRAL, 2011, p. 53.
121 ACS, CPC, fascicolo Marinageli Nunzio, b. 3063.
ACS, CPC, f. Pirazzoli Giacomo, b. 3998.
ACS, CPC, f. Rinaldi Gottardo, b. 4334.
ACS, CPC, f. Rubini Roberto, b. 4480.
ACS, CPC, f. Dardi Luigi, b. 1620.
ACS, CPC, f. Frausin Rizziero, b. 2175.
ACS, CPC, f. Sverzut Fausto, b. 4991.
ACS, CPC f. Rolando Giuseppe,b. 4375.
ACS, CPC, f. Cuccagna Giovanni, b. 1550.
ACS, CPC, f. Zaccheroli Domenico, b. 5488.
ACS, CPC, f. Cantarelli Renato, b.1012.
ACS, CPC, f. Pellizzari Ardito, b. 3831.
ACS, CPC, f. Gavardi Aldo, b. 2317.
ACS, CPC, f. Stabellini Alfredo, b. 4928.
ACS, CPC, f. Alzetta Muran, b. 83.
ACS, CPC, f. Pirazzoli Giacomo, b. 3998.
ACS, CPC, f. Proci Giuseppe, b. 4135.
ACS, CPC, f. Stroppolo Giordano, b. 4976.
ACS, CPC, f. Vilhar Stanislao, b. 5418.
ACS. CPC, f. Sfiligoi Marco, b. 4784.
122 Circolari, schede di sottoscrizione, a favore di organismi comunisti, lettere di comunisti, indirizzi di compagni, corrispondenze per l’ex 'Riscatto', situazione finanziaria dell’ex 'Riscatto', del S.R.I. e dei patronati, tessere, in ACS, CPC, fascicolo Stanislao Vilhar, b. 5418.
123 Biografia di Vilhar Stanislao, in AICVAS ( a cura di), La Spagna nel nostro cuore, op. cit., p. 491.
124 APP, dossier Vilhar Stanislao, n. 403137/77W2134.
125 In Italia nel 1925 arringò un centinaio di militari del 17 Regg.to Fanteria nel quale era incorporato come caporalmaggiore, inneggiando alla Russia e al bolscevismo (con grida di Viva Lenin e Viva la repubblica). Il 24 giugno 1923 fu tratto in arresto a Pietrasanta perché trovato in possesso di commendatizie degli ex deputati socialisti Mingrino e Volpi, per la Sezione di Marsiglia. Il 17 maggio 1927 fu arrestato a Nizza e denunziato per minacce contro fascisti. ACS, CPC, f. Marinangeli Nunzio, b. 3063.
126 AICVAS, pratiche personali, Nunzio Marinangeli, busta 5, fasc. 32 e busta 10, fasc. 69. In quest'ultimo sono contenuti dei ritagli di giornali e alcune lettere dove si evidenzia l'amicizia di Marinangeli, già dall'esilio in Francia, con l'ex Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Nel testo curato dall'AICVAS, nella stringatissima biografia sul Marinangeli, egli è indicato come socialista. AICVAS (a cura di), La Spagna nel nostro cuore, op. cit., p. 291.
127 ACS, CPC, fascicolo Domenico Zaccheroli, b. 5488; Cfr la voce Zaccheroli Domenico in A. Albertazzi, L. Arbizzani, N.S. Onofri, Dizionario Biografico Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese, (1919-1945), consultabile al seguente indirizzo: http://www.comune.bologna.it/iperbole/isrebo/strumenti/Z.pdf Domenico Zaccheroli, in AICVAS, La Spagna nel nostro cuore, op. cit., p. 499.
128 ACS, CPC, fascicolo Gottardo Rinaldi, b. 4334
129 Rinaldi Gottardo in AICVAS, La Spagna nel nostro cuore, op. cit., p. 394. A. Lopez, Dalla Spagna alla Resistenza in Europa in Italia ai campi di sterminio, Quaderno Aicvas n. 3, Roma, 1983, p. 14. Sugli anni durante la seconda guerra mondiale non ho trovato altre informazioni, né all'Archivio della prefettura di Parigi vi è un dossier a suo nome.
130 ACS, CPC, fascicolo Luigi Bottai, b. 791.
131 AICVAS, La Spagna nel nostro cuore, 1936-1939, op. cit., p. 60; A. Lopez, Dalla Spagna alla Resistenza in Europa in Italia ai campi di sterminio, op. cit., p. 30. Cfr., ISGREC (a cura di), Volontari antifascisti toscani, tra guerra di Spagna, Francia dei campi, Resistenze. consultabile in rete al seguente indirizzo: http://www.isgrec.it/sito_spagna/ita/all_ita_details.asp?id=2382
132 A. Tonussi, Ivo: una vita di parte, Treviso: Matteo, 1991, p. 72.
133 ACS, CPC, fascicolo Renato Balestri, b. 287. APP, dossier Renato Balestri, n. 51621/1W181.
134 Due informative datate in ACS, CPC, f. Romeo Amadori fascicolo, b. n. 222.
135 ACS, CPC, f. Leonello Mattioli, b. 3162.
136 ACS, CPC, f. Vai Franz, b. 5283.
137 In una informativa per la Divisione Affari Generali e Riservati, scritta da Parigi e datata 9 giugno 1938 si legge che: “Ieri sera ha avuto luogo la riunione della Sezione Repubblicana di Parigi al Caffè 'Chope de Strasbourg'. I presenti erano pochi; questo dipeso soprattutto perchè l'amico Abbati non aveva fatto in tempo di inviare le regolari convocazioni e d'altra parte per la scelta del giorno non troppo indicata. Erano presenti: Randolfo Pacciardi, Ottavio Abbati, Alvaro Savi, Mario Galli, Perentin, Giannoni, Pietro Fantini, Pasquale Candelli, Scarselli, Sannazzaro (il solo residente in Francia, è annotato a lato), Attilio Orioli ed un altro amico romagnolo di cui mi sfugge il nome.”.
ACS, CPC, f. Carlo Sannazzaro, b. 4575.
138 Ivi
139 APP, dossier Pietro Paolo Senna, n. 22282/1W619. ACS, CPC Pietro Senna, b. 4746. AICVAS (a cura di), La Spagna nel nostro cuore, 1936-1939, op. cit., p. 428; Qui si afferma che fu consegnato alle autorità italiane il 18 luglio 1943. Dopo la Liberazione visse a Milano.
Eva Pavone, Gli emigrati antifascisti italiani a Parigi, tra lotta di Liberazione e memoria della Resistenza, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Firenze, 2013

lunedì 14 marzo 2022

Dopo la guerra si scoprirà che tutti gli agenti inviati in Germania dalla Gran Bretagna si erano arresi o erano stati catturati


Durante la guerra non c’è un solo Stato che non ricorrerà in qualche modo ad agenti segreti, ogni grande potenza utilizzerà negli anni del conflitto, spie e doppiogiochisti; Alleati, Urss e forze dell’Asse si confronteranno a mano a mano con una serie di imprese eclatanti, degne dei romanzi di James Bond. A partire dalle informazioni sullo schieramento delle navi nella baia di Pearl Harbour il 7 dicembre del 1941, per passare all’infiltrazione di agenti sovietici nelle alte sfere dei servizi segreti inglesi, fino ad arrivare alle operazioni Alleate di deception, emergerà come: un ristretto numero di uomini contribuiranno a cambiare il destino e le sorti del Mondo intero.
Il Servizio segreto di intelligence (SIS), conosciuto comunemente come MI6, è il servizio di intelligence straniero del governo del Regno Unito, incaricato principalmente della raccolta e dell’analisi segreta a sostegno della sicurezza nazionale. Formato nel 1909 come sezione del Servizio segreto specializzato in intelligence straniera, la sezione sperimenta una crescita vertiginosa durante la Prima guerra mondiale, adottando ufficialmente il suo nome attuale intorno al 1920. Il nome MI6 (Military Intelligence section Six) nasce durante la Seconda guerra mondiale, quando il SIS è composto da molte sezioni; ancora oggi MI6 è la sigla comunemente usata per descrivere l’intelligence britannica; durante tutto il corso del conflitto il SIS sarà guidato da Stewart Menzies. <232
«The opening of hostilities in September 1939 is an appropriate moment to make a formal review of the Secret Intelligence Service and Britain’s other main intelligence gathering organizations.» <233
La caduta quasi simultanea delle potenze europee sotto il maglio nazista, rende l’Inghilterra l’unico Stato che si trova realmente a resistere contro la potenza germanica. La sconfitta di Dunkerque e la “battaglia d’Inghilterra” hanno chiarito definitivamente che la Gran Bretagna non può vincere la guerra solamente con i mezzi “classici”, ovvero la potenza bellica vera e propria, ma deve ricorrere, opinione anche dello stesso Churchill, alle tecniche che meglio sa utilizzare, quelle tipiche dello spionaggio e del controspionaggio. <234 L’esperienza britannica in questo campo è molto vasta, assai più di qualsiasi altra potenza. Per più di cinque secoli i suoi uomini di Stato e i suoi generali si sono avvalsi di questi “mezzi” per costruire prima un regno e poi un impero, e per difenderlo contro i suoi nemici. Sono riusciti a farla agli spagnoli, ai francesi e agli olandesi, nei secoli passati, e già una volta, nel secolo presente, sono stati costretti a battersi contro l’espansionismo tedesco. Sono passati poco più che vent’anni dalla fine della Grande guerra ed ecco che una nuova Germania risorge dalle sue rovine e, sotto la guida di Adolf Hitler, il mondo si ritrova ancora una volta coinvolto in un grande conflitto. <235
Uno dei primi provvedimenti presi a tale proposito è la costruzione del C. L’MI9 (Military Intelligence section Nine) è un dipartimento del Ministero della Guerra che sarà attivo tra il 1939 e il 1945. Durante la Seconda guerra mondiale sarà incaricato di sostenere le reti della Resistenza europea e di usarle per aiutare i piloti degli aerei Alleati abbattuti, soldati e molti prigionieri a tornare in Gran Bretagna, oltre che a un ingente numero di ebrei a fuggire dalla persecuzione nazista nei Paesi occupati. <236 L’MI9, oltre alle evasioni dai territori occupati, produrrà vari oggetti come aiuto alla fuga, specie basati sulle idee di Christopher Hutton. Quest’ultimo realizzerà bussole nascoste all’interno di penne o bottoni; stamperà mappe su fazzoletti di seta, in modo che non si stropiccino; progetterà speciali stivali con ghette staccabili che possono rapidamente essere convertite come scarpe civili e tacchi cavi contenenti pacchetti di cibo secco; una lama da rasoio magnetizzata indicante il nord se posta in acqua; uniformi che possono essere convertite in abiti civili.
L’Office of Strategic Services (OSS) è un servizio segreto statunitense operante nel periodo della Seconda guerra mondiale, precursore della Central Intelligence Agency (CIA). Cinque mesi prima dell’attacco giapponese a Pearl Harbour e dell’ingresso in guerra degli Stati Uniti, il Presidente Roosevelt aggiunge un ufficio particolare e misterioso alla burocrazia amministrativa statale, dal nome di COI (Coordinator Office of Information), alla guida di un certo Colonnello, poi Generale, William Joseph Donovan, un cattolico di origini irlandesi e di orientamento repubblicano, oltre che milionario. <237
La preoccupazione principale delle sfere militari e dirigenziali americane è il forte espansionismo giapponese nel Pacifico, preludio di una possibile guerra futura. L’ufficio nasce principalmente come centro di raccolta dati inerenti alla questione pacifica. L’ufficio, in seguito all’entrata in guerra, viene poi modificato e nominato OSS (Office of Strategic Service) con lo scopo di coordinare la gestione della raccolta di intelligence militare a livello centrale, assumendo in ciò un ruolo sovraordinato a ogni altra analoga struttura già esistente nelle forze armate americane. <238 Prima di ciò, la gestione dei servizi d’informazione era gestita da varie agenzie statali, di cui la maggior parte dei casi veniva trattata dall’ufficio preposto appartenente all’FBI. <239 L'Office of Strategic Services viene costituito con un decreto militare del Presidente Roosevelt il 13 giugno 1942, per raccogliere e analizzare le informazioni strategiche necessarie e per svolgere operazioni speciali non affidate ad altri organismi.
Il presidente è preoccupato per le carenze americane in tema di intelligence. Su consiglio di William Stephenson, responsabile britannico dell’intelligence per l’emisfero occidentale, Roosevelt chiede a Donovan di tracciare un piano per un servizio segreto ispirato a quelli britannici, quali il Secret Intelligence Service (MI6) e lo Special Operations Executive (SOE). <240 L’agenzia ora ha influenza su ogni operazione nel globo, in ogni singolo Paese partecipante al conflitto, agenti dell’OSS vengono mandati a reperire informazioni e infiltrati tra le forze nemiche in territorio ostile. Durante la Seconda guerra mondiale, l’OSS condurrà molteplici missioni e attività, tra cui l’acquisizione di informazioni per mezzo di spie, l’esecuzione di atti di sabotaggio, azioni di guerra attraverso la propaganda, creazione di reti di evasione per prigionieri di guerra e per ebrei, organizzazione e coordinamento di gruppi di resistenza anti-nazista in Europa, addestramento di guerriglieri anti-nipponici in Asia. Al culmine del suo sviluppo nell’ultimo conflitto mondiale, l’OSS impiegherà almeno 24 mila persone. Tra gli altri compiti, si occuperà di propaganda, sovversione e pianificazione del dopoguerra.
Le operazioni di spionaggio e sabotaggio rendono indispensabile un equipaggiamento altamente specializzato. Il Generale Donovan invita esperti, organizza seminari e finanzia laboratori che avrebbero formato il nucleo del futuro Research & Development Branch. Per tutta la durata della guerra, il Research & Development abilmente adatta armi ed equipaggiamento spionistico, producendo in proprio una gamma romanzesca di strumenti e arnesi da spia, tra cui: pistole silenziate, mitra alleggeriti, bombe a impatto, esplosivi camuffati da pezzi di carbone, micce all’acetone per le mine adesive, bussole nascoste in bottoni da uniforme, carte da gioco che occultano mappe, una fotocamera da 16 mm Kodak dissimulata da pacchetto di fiammiferi, tavolette di veleno senza aroma, sigarette rivestite di tetraidrocannabinolo acetato per indurre incontrollabile loquacità, e altri ritrovati ancora. Inoltre, viene sviluppato un equipaggiamento di comunicazione innovativo, come strumenti di intercettazione, segnalatori elettronici per localizzare gli agenti, e il sistema radio portatile che permette agli operatori a terra di stabilire un contatto sicuro con gli aerei che si preparassero ad atterrare o a deporre un carico. Il Research & Development dell’OSS stamperà anche false tessere identificative tedesche e giapponesi, vari lasciapassare, carte di razionamento e denaro contraffatto.
[...] Lo Special Operations Executive (SOE) è un’organizzazione britannica facente parte dei servizi segreti attiva durante la Seconda guerra mondiale, formata ufficialmente nel luglio 1940 col fine di condurre operazioni di spionaggio, sabotaggio e ricognizione nell’Europa occupata, e più tardi anche nelle zone del Sud-Est asiatico, contro le potenze dell’Asse, oltre che aiutare i movimenti di resistenza locale nella lotta contro le forze occupanti. <242
[...] Durante la guerra, solamente poche persone saranno a conoscenza dell’esistenza di SOE, coloro che ne faranno parte o che saranno in contatto con i suoi membri, verranno protette con la massima segretezza possibile, le sue varie filiali e talvolta l’organizzazione nel suo complesso rimarranno nascoste dietro a finti nomi o dietro agenzie fittizie. L’organizzazione impiegherà nel corso del conflitto poco più di 13 mila persone, di cui circa 3200 donne, specie nei servizi ausiliari.
[...] Il capo del SIS, Sir Stewart Menzies, dichiarerà ripetutamente nel corso della guerra, che i membri del SOE sono “dilettanti, pericolosi e fasulli” e si assumerà il compito di portare una massiccia pressione perché la nascente organizzazione venga il prima possibile smantellata. Secondo molte alte sfere, sia politiche sia militari, i vantaggi che le operazioni SOE comportano: non sono sufficienti per compensare i danni che invece creano. Della stessa idea è il Comando di bombardieri che si risente nel dover prestare i suoi mezzi per missioni clandestine, rinunciando alla possibilità di impiegare tali velivoli per continuare la campagna di bombardamento contro i Paesi nemici, per condurre la Germania in ginocchio.
L’organizzazione si evolve continuamente e cambia notevolmente durante la guerra. Inizialmente, consiste di tre grandi dipartimenti: SO1 che si occupa di propaganda, SO2 che invece è la sezione responsabile delle operazioni, e SO3 che infine si occupa della ricerca, e che successivamente sarà fuso a SO2. Nell’agosto del 1941, dopo le dispute tra sulle relative responsabilità, SO1 verrà rimosso dal SOE e diverrà un’organizzazione indipendente. SO2 ora gestisce le sezioni che operano in territorio nemico e talvolta neutrale, e la selezione e la formazione degli agenti; a fini di sicurezza, ciascuna sezione ha la propria sede e gli istituti di formazione in modo indipendente.
[...] A livello politico, le relazioni fra il SOE e i governi in esilio sono spesso difficili. Quest’ultimi protestano poiché molte operazioni si svolgono senza la loro approvazione e senza che ne siano al corrente, provocando rappresaglie contro la popolazione civile, oppure tendono ad appoggiare alcune fazioni non direttamente collegate a loro, basti vedere il caso francese. Verso la fine della guerra, quando le forze Alleate cominceranno a liberare territori occupati e in cui il SOE ha stabilito forze di resistenza, l’organizzazione cercherà di stabilire le basi politiche per i futuri governi, andando spesso a scontrarsi con la volontà dei governi precedenti alla scoppio del conflitto.
[...] La maggior parte delle reti di resistenza che il SOE forma, comunica principalmente via radio direttamente dalla Gran Bretagna o da sedi controllate dallo stesso SOE. Tutti i circuiti di resistenza contengono almeno un operatore radio. In un primo momento, il traffico radiofonico passa attraverso la stazione radio controllata dal SIS a Bletchley Park. Dal 1 giugno 1942 il SOE utilizzerà le proprie stazioni di trasmissione e ricezione a Grendon Underwood e a Poundon.
[...] Le prime radio di SOE sono fornite dal SIS: sono grandi, ingombranti e richiedono grandi abilità di utilizzo; successivamente verranno adottate macchine sempre più piccole e performanti. <251 Le procedure operative sono però insicure in un primo momento. Gli operatori sono costretti a trasmettere i messaggi su frequenze fisse e in tempi e intervalli fissi. Questo permette alla direzione anti-spionaggio tedesca di trovare tramite il metodo di triangolazione le loro posizioni. Dopo che diversi operatori verranno catturati o uccisi, le procedure saranno rese più flessibili e sicure, aumentando in modo sensibile l’efficacia delle operazioni e la possibilità di permanenza di un agente nel medesimo luogo, senza che quest’ultimo venga scoperto. <252
I messaggi vengono, come logico, sempre trasmessi codificati.
[...] Oltre che alle spie, ci sono anche i sabotatori. Uno dei loro compiti principali è quello di attuare continue azioni di disturbo a danno delle fortificazioni e delle difese tedesche. I metodi, senza analizzare quelli classici come la recisione dei fili del telefono, sono a volte veri e propri capolavori dell’ingegno.
[...] La prima breccia di Enigma è aperta in tutta segretezza dal servizio segreto polacco, che nel corso degli anni Trenta decifra i messaggi grazie all’ingegno del matematico e statista Marian Rejewski. Nel luglio del 1939, quando ormai appare chiaro che l’attacco tedesco sia solo questione di tempo e non ci sono illusioni sulla possibilità di respingerlo, gli esperti del controspionaggio francese e britannico sono convocati a Varsavia e viene loro consegnata una copia della cifrante Enigma, con allegata la spiegazione del suo funzionamento. <263
Gli inglesi, intuito lo straordinario potere di questo mezzo, iniziano a potenziare la Government Code and Cypher School (GC&CS), con sede in una località di campagna nel Buckinghamshire, un paese a circa settantacinque chilometri a nord-ovest di Londra, dal nome di Bletchley Park, anche nota come Stazione X, dove già affluiscono i messaggi intercettati via radio.
La scuola governativa per codici e crittografia entra in funzione ufficialmente nel 1939 col compito di decrittare i messaggi in codice; allo scoppio della guerra ottiene rilevanti finanziamenti che portano anche a un suo allargamento, con la possibilità di ingaggiare migliaia di esperti, a cui viene concesso l’utilizzo di una strumentazione elettronica d’avanguardia. La scuola chiuderà del 1946 e i suoi collaboratori resteranno vincolati dal giuramento di segretezza. <264
[...] Il Double Cross System o Sistema XX è una sezione del British Security Service addetto al controspionaggio e all’inganno attivo durante la Seconda guerra mondiale, indicata dal MI5, a titolo di copertura, come un’organizzazione civile responsabile della gestione logistica degli affari militari. Una buona parte dei suoi componenti sono agenti nazisti che si trovano in Gran Bretagna, che vengono usati dagli inglesi per trasmettere principalmente disinformazioni ai responsabili dell’intelligence tedesca. Le sue operazioni saranno supervisionate dal Comitato 20 sotto la presidenza di John Cecil Masterman; il nome del comitato deriva dal numero 20 in numeri romani: XX (ovvero una doppia croce). <276
[...] La politica dell’MI5 durante la guerra è inizialmente quella di usare il sistema a doppia croce per operazioni di controspionaggio. Sarà solo più tardi che il suo potenziale per scopi di inganno o meglio di deception verrà realizzato. Degli agenti dei servizi segreti tedeschi, alcuni saranno arrestati, mentre molti altri che raggiungeranno le coste britanniche si consegneranno di spontanea volontà alle autorità inglesi. Agenti successivi saranno incaricati di contattare agenti che, in realtà sono già controllati dagli inglesi. Dopo la guerra si scoprirà che tutti gli agenti inviati in Germania dalla Gran Bretagna si erano arresi o erano stati catturati. <278
[...] Il controllo dei nuovi doppi agenti cade su Thomas Argyll Robertson, un carismatico agente dell’MI5 di origine scozzese. Robertson crede che trasformare le spie tedesche avrebbe avuto numerosi vantaggi, rispetto a ucciderle, rivelando quali informazioni volesse l’Abwehr e potendo trasmettere informazioni false per attuare operazioni di deception. Viene di proposito creato un ufficio segreto direttamente dipendete dal Comitato XX, il cui nome è conosciuto con la sigla B1a, la sua funzione specifica è la gestione degli agenti-doppi.
[...] I primi agenti di Robertson non sono, però, un gran successo, Giraffe (George Graf) non sarà mai realmente usato e Gander (Kurt Goose) che era stato inviato in Gran Bretagna e che trasmetteva ancora con l’intelligence tedesca, viene rapidamente dismesso. <282 I successivi due tentativi saranno ancora più farseschi; Gösta Caroli e Wulf Schmidt, due veri nazisti nonché profondi amici, saranno costretti in un triste gioco di spie: Caroli viene costretto a diventare un doppiogiochista in cambio della vita di Schmidt, mentre a Schmidt viene detto di essere stato venduto dal suo amico, convincendolo così a diventare anch’esso un doppiogiochista. <283 Caroli diviene rapidamente un problema, giudicato troppo pericoloso per essere usato, viene presto fatto fuori. Schmidt ha più successo: col nome in codice "Tate", continuerà ad avere contatto con la Germania fino al maggio 1945. <284 Queste eccentriche spie fanno capire a Robertson che gestire i doppi agenti sarebbe stato un compito difficile.
La principale forma di comunicazione che gli agenti utilizzano è la scrittura criptata, più tardi nella guerra, le radio wireless saranno fornite dai tedeschi e faciliteranno molto la comunicazione. Un aspetto cruciale del sistema è la necessità di inviare informazioni autentiche insieme al materiale di inganno. Questa necessità causa problemi all’inizio della guerra, con coloro che sono riluttanti a fornire anche una piccola quantità di materiale genuino relativamente innocuo. Più tardi nella guerra, man mano che il sistema si organizzerà meglio, verranno integrate informazioni autentiche anche di notevole rilevanza nel sistema di inganno, ne è un esempio la comunicazione radio trasmessa da "Garbo" inerente all’imminente sbarco in Normandia. <285
Non è solo nel Regno Unito che questo grosso e delicato sistema viene gestito. Un certo numero di agenti collegati al sistema sono gestiti in Spagna e in Portogallo, entrambi Stati neutrali.
[NOTE]
232 West, MI6: British secret intelligence service operations, p. XV.
233 Ivi, Cit. p. 65.
234 Ivi, p. 89.
235 Brown, Una cortina di bugie, pp. 8-9.
236 West, MI6: British secret intelligence service operations, pp. 113-114.
237 Smith, OSS: The Secret History of America’s First Central Intelligence Agency, p. 1.
238 Brown, Una cortina di bugie, p. 81.
239 Andrew, The defence of the realm, p. 215.
240 Smith, OSS: The Secret History of America’s First Central Intelligence Agency, p. 28.
242 Foot, SOE, special operations executive, Cit. p. XVII
251 Foot, Resistance, Cit. p. 162.
252 Ivi, p. 158.
263 Franzinelli, Guerra di spie, p. 78.
264 Ivi, p. 201.
276 Winston Churchill sul Double Cross System. Macintyre, Double Cross, Cit. p. 4
282 Macintyre, Double Cross, p. 38.
283 Andrew, The defence of the realm, p. 251.
285 Vedi paragrafo dedicato 4.8 Garbo e la rete.
Alessandro Berti, Dalla poesia di Verlaine alla rete di Garbo: l’importanza delle operazioni di deception per la riuscita dello sbarco in Normandia, Tesi di laurea, Università degli Studi di Pisa, Anno Accademico 2016-2017

sabato 22 maggio 2021

La lampada del diavolo



Si chiama 'La lampada del diavolo' e sarà in libreria il 20 maggio, in contemporanea mondiale, il nuovo romanzo del maestro del thriller psicologico Patrick McGrath in cui un'oscura presenza, con le fattezze del generale Francisco Franco, comincia a far visita a un vecchio poeta, schiacciato da una colpa che non ha mai voluto confessare.
In Italia, il libro che che ci racconta le diaboliche ossessioni scatenate dai segreti quando decidono di parlare, sarà pubblicato da La nave di Teseo nella traduzione di Carlo Prosperi.
"Il sospetto di essere perseguitato, non dal generalissimo, ma dal mio stesso riflesso, ossia che quell'essere non sia là fuori ma qui dentro. Lo so. Follia" racconta McGrath che vive tra New York e Londra.
Siamo a Londra nel 1975, l'anziano poeta Francis McNulty sente avvicinarsi la fine ma il suo animo non trova pace. Nella sua casa di Cleaver Square si allungano le ombre del passato, di un tradimento sotto le armi, durante la Guerra Civile spagnola. In alta uniforme, il contegno di un militare decaduto, l'apparizione di Franco perseguita il poeta con i ricordi dei giorni drammatici di quarant'anni prima. Ossessionato dalle visioni e spronato dalle domande di un giovane reporter che sta scrivendo un pezzo su di lui, Francis McNulty accetta l'invito della figlia ad accompagnarla in viaggio di nozze a Madrid.
Un'occasione per affrontare i fantasmi. Mentre nel palazzo reale si consuma l'agonia del Generalissimo, vittima e carnefice di un'epoca che si sta consumando, Francis torna nei luoghi della sua vergogna, in un viaggio liberatorio nel tempo, nei ricordi di famiglia, nei recessi della sua mente.
Redazione, 'La lampada del diavolo', nuovo romanzo di Patrick McGrath, ANSA, 11 maggio 2021

La lámpara del diablo, tela di Goya esposta alla National Gallery di Londra, raffigura un povero sacerdote credulone, vittima di un maleficio, che di notte impazzisce per tenere accesa la sua lanterna perché se si spegnesse la sua anima verrebbe ceduta al diavolo. Il londinese Francis, anziano protagonista del nuovo romanzo di Patrick McGrath, autore dell’ormai evergreen Follia (1998), condivide lo stesso stato di quell’uomo: “Lasci spegnere la fiammella e addio alla tua anima”. Goya ha parlato a Francis negli anni, restituendogli attraverso la pittura la verità su vita e morte, rimorso e tradimento senza però fornirgli una chiave per la redenzione che è ciò di cui ha bisogno.
Poeta amante di Whitman, Poe, Swinburne  e Melville, Francis ha un passato che lo tormenta e lo tiene sveglio la notte.
Arruolatosi volontario nelle Brigate Internazionali negli anni '30 per appoggiare l’esercito della seconda repubblica spagnola e combattere le forze nazionaliste comandate dal generale Franco, attraversò la Manica in traghetto con altri giovani come lui, salì su un treno alla volta di Parigi e giunse a Madrid in convoglio nel mezzo di un raid aereo. Lì fu conducente di ambulanza, battagliò sul crinale del Jarama, vide compagni e civili morire e rischiò di essere giustiziato nel monastero di Santa Eulalia. Solo che non accadde perché al posto suo perì qualcun altro, uno a lui caro.
Da quel momento il peso del tradimento lo opprime al punto da scatenargli visioni a cui la figlia e la sorella non credono, pensandolo affetto da demenza senile o pazzo, mentre la domestica Dolores (che Francis salvò quando aveva 8 anni, unica superstite della famiglia falciata dagli orrori del franchismo, e condusse con sé a Londra) e un giornalista in erba che ne raccoglie le testimonianze per scrivere un reportage sulla guerra civile spagnola gli danno credito [...]
Carlotta Vissani, McGrath con Goya si rituffa nella “Follia”, il Fatto Quotidiano, 22 maggio 2021

[...]  Perseguitato dalle visioni e spronato dalle domande di un giovane reporter che sta scrivendo un pezzo su di lui, il vecchio poeta accetta l’invito della figlia ad accompagnarla in viaggio di nozze a Madrid, in cui vede finalmente l’occasione per affrontare i fantasmi del suo passato. Mentre nel palazzo reale si consuma l’agonia del Generalissimo, vittima e carnefice di un’epoca che si sta consumando, Francis torna nei luoghi della sua vergogna, in un viaggio liberatorio nel tempo, nei ricordi di famiglia, nei recessi della sua mente [...]
Redazione, Patrick McGrath, La lampada del diavolo, La nave di Teseo, 2021

venerdì 15 luglio 2011

Cabeza de Vaca

Monumento di Cabeza de Vaca a Houston

Già il nome, Cabeza de Vaca (1507-1559), é tutto un programma. E proprio a questo personaggio dovevano capitare in sorte avventure straordinarie.


Vittima di un naufragio più o meno all'altezza dell'attuale Florida, impiegò otto anni, dal 1528 al 1536, di volta in volta incontrando in un turbine di varie vicende altri dispersi o altri conquistadores, prima di riuscire a mettere piede a Città del Messico.
Mi sono imbattuto in Álvar Núñez, come si chiamava al secolo, leggendo un relativamente vecchio romanzo storico, dedicato - va da sè - al Texas. Qualche tempo fa ho poi rinvenuto una recensione su un libro dedicato all'argomento.



Fu il primo europeo ad incontrare nativi indiani dislocati lungo il tragitto delle sue peripezie. Già dall'inciso dedicatogli da quell'opera che ho citato poc'anzi emerge un'implicita presa d'atto dell'umanità e della curiosità di tante popolazioni che aiutarono il nostro eroe. Cabeza, in una sua relazione alla casa Reale Spagnola, la quale - in tutta coerenza con la ferocia praticata nelle Americhe - non ne tenne conto, suggerì velatamente rispetto per gli indigeni.

Ma questi ultimi aspetti li ho scoperti sul Web, sul quale ho anche appreso che in Messico hanno realizzato un film sul suo "periplo". E tante altre notizie.
Targa commemorativa dedicata a Cabeza de Vaca per la scoperta delle cascate del fiume Iguazú
Anche nelle sue successive spedizioni fu coerente con i suoi assunti umanitari. Imprigionato una prima volta per le sue proteste contro lo schiavismo praticato dai suoi connazionali, dal Paraguay venne infine fatto ritornare in Spagna, per vedersi (nel 1545) assegnato ad un esilio di otto anni in Algeria. Potè morire nella sua terra natale. Mi sono reso conto che nei territori dove é passato oggi però esiste giusta memoria delle sue azioni.

Cabeza de Vaca é il titolo che meritò un suo antenato, Pedro de Vera, che utilizzò il teschio di una mucca per segnalare un passaggio alle truppe spagnole nella guerra contro i Mori.

mercoledì 13 ottobre 2010

Simboli e conti della Storia

Moconà, Argentina   via Sergio Panigo
Ieri sera, 12 ottobre, data troppo nota per essere sottolineata, passando su Facebook per un veloce, per così dire, saluto all'amico argentino Sergio Panigo, mi sono accorto che dall'altra parte dell'emisfero nella ricorrenza sussisteva un consistente numero di articoli impostati sulla richiesta (credo di avere ben inteso in tale caso lo spagnolo) di scuse ufficiali della Spagna per i genocidi compiuti secoli fa a danno dei nativi.

La storia, il progresso, la cultura stessa dell'umanità si sono alimentati da sempre di simboli più o meno evidenti, poiché tale formulazione sembra congeniale all'animo umano in genere. In ordine, allora, all'esemplarità di taluni gesti, un'istanza come quella che proviene dal Rio de la Plata e dintorni, anche se quella storia, come la Storia in genere, é stata ormai riscritta in chiave più umanitaria, credo sia del tutto condivisibile.

Qualche illustre precedente é già iscritto agli atti, anche se, in genere, ripensandoci, sembrano dei mezzi passi in avanti. Così mi appaiono, per lo meno, le revisioni operate negli Stati Uniti nei confronti degli indiani.

Pensando all'epoca delle cosiddette scoperte geografiche, ci sarebbe, pertanto, qualcosa da guardare in casa di diverse nazioni, mentre con la Francia per prima verrebbe logico spostare l'analisi al colonialismo del 1800, se é vero, come é vero, che solo pochi anni fa quel Parlamento negò il riconoscimento dei pregressi misfatti compiuti oltremare. E tentare di capire quali pentimenti istituzionali, a parte qualche tardiva ammissione sulla tratta di esseri umani dall'Africa, siano accaduti in quelle che erano le potenze di due secoli fa.

In questi giorni in Germania, che compie invero da anni ogni giorno, dopo le distrazioni del primo dopoguerra, poderosi conti con il proprio nefando passato nazista e che ha decisamente pagato cospicue rate del proprio debito verso l'Olocausto, a Berlino viene inaugurata o é già in corso una mostra sull'epoca di Hitler, da cui per autocensura sono stati espunti tutti gli eventuali elementi agiografici per sempre purtroppo probabili nostalgici. Prima o poi c'é da augurarsi venga fatto da quelle parti anche qualche ragionamento sulla passata presenza nel Continente Nero: per ironia tragica ne potrebbe assurgere a triste simbolo la figura di Emin Pascià, teutonico avventuriero individualista, già in verità al servizio degli inglesi per la prima penetrazione nel Sudan, da molti studiosi identificato nel personaggio chiave di "Cuore di tenebra" di Conrad, a sua volta modello del capitano Kurtz di "Apocalypse Now" di Coppola.

Ci sono le nuove e progressive rivisitazioni della Storia, ma c'é ancora impellente necessità di alcuni fatti simbolici, dunque.

Va in controtendenza, allungando lo sguardo ad oriente, l'esaltazione di sanguinari imperatori cinesi. Ed anche di Gengis Khan. Inutilmente il poeta inglese cantò del di lui nipote, Kubilai, che udiva "voci ancestrali profetizzanti guerra".

Indubbiamente il discorso porterebbe lontano: qualche conto con la Storia, tuttavia, va pur fatto. E gli argomenti non mancherebbero.

Prescindendo dagli anni recenti, perché sono ancora cronaca, e portando, però, la riflessione su temi abbastanza di continuo ripresi da mass-media e da varia pubblicistica, occorre sottolineare che non é stata ancora elevata sufficiente sdegnata memoria per le vittime civili di tanti inutili bombardamenti aerei alleati della seconda guerra mondiale.

Da ultimo, merita due parole il nostro Paese, che i conti con il proprio sanguinario passato coloniale odiernamente li fa soprattutto affidando ad un truce colonnello libico l'incarico di massacrare tanti disperati del XXI secolo.