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sabato 13 agosto 2022

Storie di antifascisti italiani nella Parigi dei quartieri rossi


Il secondo e terzo capitolo di questa ricerca hanno come oggetto la partecipazione di emigrati e emigrate italiani alla resistenza contro l'occupante tedesco a Parigi. In particolare l'analisi ha riguardato alcuni franc-tireurs et partisans legati alla Main d'oeuvre immigrée quindi al partito comunista e attivi contro i nazisti fin dalla fine del 1940 inizi 1941 e alcuni aderenti alle Formazioni Garibaldine dell'XI e XII arr. formatesi a partire dal 1941 e che presero parte successivamente, inquadrati nelle Milices patriotiques - Front National, alla Liberazione di Parigi. Dall'analisi delle biografie di questi aderenti, circa 40 persone, emergono quelle che erano le caratteristiche dell'emigrazione politica-economica italiana negli anni trenta e che risiedeva in quei quartieri rossi della Parigi nord-Est.
Come ricorda William Valsesia, che era nato a Parigi nel 1924 in una famiglia di militanti comunisti fuggiti dall'Italia, in questa zona: “C'era un modo di pensare gli spazi urbani conforme a chi abitava nell'XI, XII, XVIII, XIX e XX arr. preferivamo stare alla destra della Seine con uno spirito da Rive Droite. Se si passava sulla sinistra si attraversava un ponte per raggiungere il quartiere latino. Noi, vivendo a Belleville o a Menilmontant, eravamo più di casa a Montmartre che a Montparnasse, al Bois de Vincennes che al Bois de Boulogne. La nostra era la parte più antica, in cui si erano sviluppati il commercio, gli affari, la haute culture, della capitale. La Rive Gauche era soprattutto intellettuale, ministeriale, sede delle ambasciate straniere. Preferivamo l'atmosfera vivace della Rive Droite alla serenità della Rive Gauche.” <120
Gli aderenti alle Formazioni garibaldine e ai FTP-MOI di cui ho potuto leggere il fascicolo redatto a loro nome dalla polizia fascista per il Casellario politico centrale, sono per la maggior parte schedati come comunisti. <121
Alcuni di questi sono dei veri militanti del PCd'I costretti a scappare da una paese all'altro perchè braccati dalla polizia dei vari paesi e oggetto più volte di mandati di espulsione. Come ad esempio, Vilhar Stanislao, originario di Gorizia, tra 'i più accesi esponenti del partito giovanile comunista' emigrato clandestinamente nel 1929 per sfuggire ad un processo dove era stato chiamato a testimoniare riguardo ad un omicidio a sfondo politico. Si rifugiò prima in Jugoslavia, dove a causa della propaganda sovversiva, venne arrestato insieme a suo fratello Felice Vilhar, per propaganda comunista. Scontò 4 mesi di carcere a Lubiana, poi venne espulso e accompagnato alla frontiera con l'Austria, dove rimase per qualche mese a spese del Soccorso Rosso. In seguito passò in Belgio dove svolse attiva propaganda per il partito comunista italiano. A Bruxelles venne arrestato insieme ad altri comunisti, quali Dino Scapini, Marco Sfiligoi, Augusto Felician, Nunzio Marinangeli, durante una riunione della cellula di Bruxelles 'indetta per preparare una manifestazione di protesta contro la celebrazione dell'XI anniversario della marcia su Roma'. Durante la perquisizione nella stanza d'albergo dove alloggiava il Vilhar a Bruxelles, venne rinvenuto 'importante materiale comunista' <122 che gli valse l'accusa di essere 'il capo dei comunisti in Belgio, o per lo meno, l’individuo che aveva in consegna tutti i documenti riferentisi al movimento comunista italiano nel Belgio'. Da qui arrivò a Parigi dove visse clandestinamente per circa 6 anni. Nel 1937 gli venne ratificato un divieto di soggiorno per mancanza di documenti in regola, mentre alloggiava nella rue Compans nel XIX arr., ma venne meno a tale divieto e alla fine dell'anno si recò come volontario a combattere in Spagna nelle Brigate Internazionali, assegnato alla Brigata Garibaldi combatté con questa in Estremadura, a Caspe e sull'Ebro. <123 Al momento della sconfitta della Repubblica spagnola rientrando in Francia venne internato ad Argelès, poi a Gurs, dove gli venne ratificato il mandato di espulsione dalla Francia. Tuttavia liberato nel 1941, riuscì a tornare clandestinamente a Parigi in zona occupata dai tedeschi. <124
Mentre per Nunzio Marinangeli, militante socialista e poi comunista, arrestato insieme al Vilhar in Belgio nel 1933, emigrato clandestinamente nel 1927 <125 è più difficile indicare l'appartenenza politica, schedato come comunista al CPC, in Italia prima di emigrare aveva aderito al partito socialista rivoluzionario. In Belgio nel 1933, secondo una nota informativa, pare avesse chiesto di passare dal partito socialista al partito comunista, in quell'anno la sua attività politica è basata sulla frequentazione delle riunioni dei comunisti e di quelle del Fronte Unico a cui aderisce. Inoltre è uno dei 27 iscritti al Soccorso Rosso Internazionale, della sezione italiana in Belgio, e al Comitato dei patronati. Successivamente raggiunta Parigi nel 1934, le notizie sul Marinangeli si fanno più sporadiche: nel '34 si fa indirizzare la posta nel comune di Saint-Denis nella regione parigina dove abita anche suo fratello Felice, nel 1937 si sposa con una cittadina rumena naturalizzata francese con la quale risiede nel X arr., e che, pur non essendo iscritto al partito riformista provvede al piazzamento del Nuovo Avanti e alla raccolta di abbonamenti al giornale del sindacalista Rugginenti Pallante. Il Marinangeli si recò anche come volontario in Spagna dove si arruolò nella Compagnia Carlo Marx, dell'Artiglieria Internazionale, <126 tornato poi a Parigi, continuò a risiedere con la moglie al n. 13 della rue Alibert, nel X arr.
Se Stanislao Vilhar come Ardito Pellizzari, (la cui biografia è descritta nel III capitolo) si possono fare rientrare nella categoria del 'rivoluzionario di professione', altri come Domenico Zaccheroli o Giuseppe Rolando o Fausto Sverzut (la cui biografia è descritta nel III capitolo) sono più dei simpatizzanti del partito comunista che non esplicano una vera attività o che l'hanno praticata prima di espatriare. Lo Zaccheroli, operaio ceramista, già noto in Italia quale comunista, emigrò in Francia per motivi di lavoro essendo stato assunto nelle miniere dell'Est nel 1930. Abitò per un periodo nella città di Parigi, dove vendeva giornali, e prendeva parte ad alcune riunioni del 'gruppo comunista con Silimbeni Mario, fratello del noto Silimbeni Sante e Remondini Giovanni'. Rientrato in Italia nel 1932 è arrestato poiché trovato in possesso di un volantino di contenuto antifascista. Liberato, diffidato, è posto sotto vigilanza nella sua città natale, Imola. Tornò poi a vivere a Parigi nel 1936 e nell'ottobre raggiunse la Spagna, dove si arruolò nel Battaglione Garibaldi. Rimase ferito a Casa de Campo nel novembre del 1937 e rientrò in Francia nel gennaio 1937. Nel gennaio del '38 è di nuovo in Spagna dove andò a combattere sul fronte di Albacete. Al termine della guerra civile spagnola tornò definitivamente a vivere nella capitale francese. <127
Giuseppe Rolando, è anche lui un comunista, emigrato nel 1924 a Parigi, dalla provincia di Novara, in patria aveva già professato principi comunisti e durante la conferenza interalleata del 1922 a Genova, fece parte della guardia rossa del diplomatico sovietico Cicerin. A Parigi, Rolando lavora alle dipendenze del Consolato e dell'Ambasciata russa quale portinaio nei locali della rue de Grenelle 79, ed abita nella rue des Abbesses (XVIII arr.). Dall'aprile del 1932 lavora alla rappresentanza commerciale dei Soviets nella rue de la Ville l'Evêque dove anche risiede. Secondo un'informativa della polizia italiana del 1933, è membro del partito comunista a Parigi, e, una volta trasferitosi ad Annemasse nel 1934, prese parte alle organizzazioni comuniste locali dove svolse un'attiva propaganda contro il regime. Poi non si hanno più notizie a suo riguardo e la polizia non riuscì più a rintracciarlo.
Altra persona schedata al CPC come comunista è Gottardo Rinaldi. Era nato in provincia di Bologna nel 1898. Prese parte alla I guerra mondiale; nel dopoguerra fu più volte aggredito dalle squadre fasciste. Espatriò nel 1924 in Francia con regolare passaporto rilasciato per motivi di lavoro. Si recò in Belgio, dove rimase qualche anno nella cittadina di Charleroi, nel 1928 il Regio Consolato lo segnala quale muratore, tra i più accesi antifascisti e frequentatore di tutti i cenacoli sovversivi. Nel 1931 è espulso dal Belgio, per cattiva condotta morale e politica. Si recò quindi a Bordeaux e nel 1935 è segnalato per la prima volta a Parigi, dove risiedeva al n. 84 del Boulevard Diderot nell'XI arr. <128 Nel 1936 andò in Spagna dove divenne comandante della Centuria Gastone Sozzi. Gravemente ferito nel dicembre del 1936, ritornò a Parigi. Alla dichiarazione di guerra Italia-Francia si trova a lavorare nel Loiret, la polizia francese lo prelevò da casa e l'accompagnò alla Caserma di Orleans, dove gli furono presentate due alternative: o firmare il lealismo verso la Francia, o essere inviati immediatamente in campo di concentramento. In seguito sarebbe diventato capitano dei FTP della regione parigina. <129
Oltre ai citati comunisti, in questa lista di resistenti presente nel Fonds Maffini, aderenti alle Formazioni Garibaldine di Parigi, vi sono anche alcune persone, schedate dal CPC come socialiste.
E' il caso di Luigi Bottai, nato a Cascina nel 1898, che una volta espatriato con la moglie nel 1929 con regolare passaporto andò ad abitare a Parigi al n. 11 della rue de Boulets, traversa del Faubourg Saint-Antoine, e in seguito nella regione parigina della Seine-Oise. Nel suo fascicolo non si fa mai accenno alla sua presenza alle riunioni dei socialisti o nei locali da loro frequentati. Secondo una nota per la Direzione Generale di Polizia Politica, del 14 settembre 1938, il Bottai è un membro del partito repubblicano per il quale svolge anche attività organizzativa. <130 Tuttavia non essendo ritenuto elemento pericoloso, dal 1939, è richiesta la revoca dell'iscrizione del 'sovversivo' Bottai dalla
rubrica di frontiera.
Altro schedato come socialista nel CPC, è Renato Balestri, figlio di un sindaco socialista della provincia di Pisa. Il suo fascicolo è ben nutrito: iscritto all'associazione giovanile del partito socialista prima del fascismo, una volta emigrato in un primo momento non si mise in evidenza pur professando apertamente idee sovversive, successivamente 'prese a esplicare notevole attività antifascista'. Risiede prima nel comune di Pavillons sous Bois e poi in quello di Montreuil sous Bois. Nel 1935, partecipa al congresso antifascista di Bruxelles, al momento della guerra di Spagna si impegnò nel reclutamento di volontari per la Spagna rossa, nel 'Comitato per l'aiuto al popolo spagnolo,' Cité du Paradis n. 1 a Parigi diretto da Romano Cocchi. Si recò a combattere in Spagna nell'ottobre 1937, dove diventa commissario politico del II Battaglione della Brigata Garibaldi, XII Brigata Internazionale. Ferito in varie parti del corpo sulla Sierra Cabals, fece ritorno in Francia nel dicembre 1938. <131 Fu poi molto attivo nell'Unione popolare italiana, tanto da rivestire la carica di sottosegretario nazionale. Fece diverse missioni in varie regioni della Francia per fare propaganda in favore dell'associazione. La sua appartenenza al partito socialista non è indicata nelle numerose note informative italiane a suo riguardo, vi è solo un accenno in una nota del dicembre 1939, dove il Ministero degli Interni riporta quanto riferito da una fonte fiduciaria: il Balestri avrebbe chiesto di passare dal partito comunista a quello socialista. Nelle memorie del comunista Antonio Tonussi, è riportato che il Balestri all'inizio degli anni '30 era un membro della direzione del Comitato regionale dei gruppi di lingua della zona di Parigi. <132 Nel fascicolo a suo nome redatto dalla Polizia francese si apprende che il Balestri, con lo pseudonimo di Esule, era iscritto al PCd'I da dove, dopo la firma del Patto Molotov-Ribbentrop, era stato espulso perché non aveva approvato il patto, così come aveva fatto lo stesso presidente dell'UPI, Romano Cocchi. Nel settembre del 1939 sottoscrisse l'arruolamento volontario nella Legione Garibaldina, fu mobilitato il 10.06.1940 fino al 24.08.1940. In seguito, sapendosi ricercato, si trasferì nel sud della Francia, ad Agen dove fu attivo in un réseau prima di essere catturato dalla Gestapo e deportato a Buchenwald. <133
Altre persone presenti nell'elenco dei resistenti garibaldini nel Fonds Maffini, di cui ho trovato un fascicolo al CPC, sono schedate con la parola generica di antifascisti, e sono in totale quattro persone.
Romeo Amadori, emigrato nel 1923 in Argentina, raggiunse in seguito la città di Parigi, il suo fascicolo al CPC è aperto nel 1935 a causa di una lettera che egli invia alla cognata e nella quale si schiera apertamente contro la guerra fascista in Abissinia. Egli che di mestiere fa l'ebanista, risiede nell'XI arr. nella rue Planchat, successivamente il suo recapito cambia, ma la polizia fascista scopre solo il luogo dove si fa indirizzare la posta, il 'noto ritrovo di sovversivi', il Bar dei 'Trois Mosquetiers' con ingresso sia nella rue de Montreuil che nel Boulevard de Charonne. Ma l'Amadori non è un militante, non fa politica, non aderisce ad alcun partito antifascista, né fa parte di un'associazione, in due informative presenti nel suo fascicolo si legge che “(...) pur dimostrandosi di sentimenti contrari al Regime non esplica attività politica né frequenterebbe riunioni sovversive.” in un'altra che “(...) pur dimostrandosi di sentimenti contrari al Regime non esplica attività politica né frequenterebbe riunioni sovversive”. <134
L'antifascista Leonello Mattioli, espatriato clandestinamente nel 1930, dopo che si era visto rifiutare il rilascio del passaporto nello stesso anno “per mancanza di motivate giustificazioni”, tentò di raggiungere la Francia passando per l'Austria, ma alla frontiera svizzera venne respinto dalle autorità elvetiche per mancanza di documenti. Interrogato dalla polizia locale, affermò di nutrire “sentimenti avversi al regime ma di non appartenere ad alcun partito politico” e che si era deciso all'espatrio perché annoiato dalle vessazioni cui era sottoposto con frequenti visite domiciliari da parte dei carabinieri e della milizia. Raggiunta la città di Parigi nel 1932 dove risiedeva già suo fratello Aldo, non esplicò 'attività degna di nota', abitò nell'XI arr. da irregolare presso l'Hotel 50 rue de Popinecourt (XI) e in seguito, nel XX arr. nella rue des Pyrénées. Nel 1938 si sposò con una cittadina francese con la quale andò ab abitare nella zona della Tour Eiffel. <135
Altro antifascista è Franz Vai, anche il suo fascicolo presso il CPC contiene poche informazioni, egli che di mestiere faceva il falegname, espatriò con regolare passaporto nel gennaio 1930 essendo stato arruolato per conto della ditta Renard Pierre di Parigi. Il suo recapito è ancora una volta un ristorante, il noto ristorante Bouboule, gestito dai fratelli Schiavina, al n. 84 del Boulevard Diderot, “ritrovo dei peggiori sovversivi del quartiere della Gare de Lyon”. A Parigi, secondo un informatore dell'OVRA, “professava idee antifasciste senza dare luogo a rilievi particolari, e senza mettersi in particolare evidenza con la sua condotta politica.” <136
Dalle liste Garibaldine del Fondo Maffini, l'unico che possiede un fascicolo al CPC come anarchico è Carlo Sannazzaro, originario della città di Torino, nato nel 1879. Ha un fascicolo al CPC per gli anni 1936-1944, emigrato in Francia nel 1922 e residente precedentemente in America Latina, viene notato più volte alle riunioni di Giustizia e Libertà e anche alle riunioni del partito repubblicano, sezione di Parigi, come quella tenuta al Caffè de la Chope nel giugno 1938. <137 Il Sannazzaro, che faceva di mestiere il decoratore, risiedeva con una donna francese al numero 117 della rue Saint Maur nell'XI arr. fino al 1938; in seguito, la polizia non riesce più a sapere dove abita. L'ultima notizia che si ha su di lui è del maggio 1939, quando compare tra un elenco di nomi di italiani residenti a Parigi abbonati al giornale L'Avanti. <138
Altro antifascista è Pietro Paolo Senna, fece parte della Formazione Garibaldina nella Milice du XI arr. Su di lui il fascicolo del CPC, che copre gli anni 1938-1942, contiene pochissime informazioni le quali riguardano per la maggior
parte il suo internamento nel campo del Vernet di ritorno dalla Spagna. Emigrò a Parigi nel 1933, aderì ai gruppi di lingua del PCF e andò a combattere per la repubblica spagnola nell'agosto del 1936. Fece parte della Centuria Gastone Sozzi e poi del Battaglione 'Commune de Paris', successivamente fu internato al Vernet nel settembre del 1938. La data di rilascio non è certa, per le carte della polizia italiana chiese il rimpatrio nel giugno del 1942, lo ottenne successivamente ma non giunse mai in Italia, nelle carte francesi risulta a Parigi già nel 1941. <139
[NOTE]
120 W. Valsesia, P. Manca (a cura di), Un antifascista europeo: dai fuoriusciti di Parigi ai partigiani del Biellese, Recco: Le mani; Alessandria: ISRAL, 2011, p. 53.
121 ACS, CPC, fascicolo Marinageli Nunzio, b. 3063.
ACS, CPC, f. Pirazzoli Giacomo, b. 3998.
ACS, CPC, f. Rinaldi Gottardo, b. 4334.
ACS, CPC, f. Rubini Roberto, b. 4480.
ACS, CPC, f. Dardi Luigi, b. 1620.
ACS, CPC, f. Frausin Rizziero, b. 2175.
ACS, CPC, f. Sverzut Fausto, b. 4991.
ACS, CPC f. Rolando Giuseppe,b. 4375.
ACS, CPC, f. Cuccagna Giovanni, b. 1550.
ACS, CPC, f. Zaccheroli Domenico, b. 5488.
ACS, CPC, f. Cantarelli Renato, b.1012.
ACS, CPC, f. Pellizzari Ardito, b. 3831.
ACS, CPC, f. Gavardi Aldo, b. 2317.
ACS, CPC, f. Stabellini Alfredo, b. 4928.
ACS, CPC, f. Alzetta Muran, b. 83.
ACS, CPC, f. Pirazzoli Giacomo, b. 3998.
ACS, CPC, f. Proci Giuseppe, b. 4135.
ACS, CPC, f. Stroppolo Giordano, b. 4976.
ACS, CPC, f. Vilhar Stanislao, b. 5418.
ACS. CPC, f. Sfiligoi Marco, b. 4784.
122 Circolari, schede di sottoscrizione, a favore di organismi comunisti, lettere di comunisti, indirizzi di compagni, corrispondenze per l’ex 'Riscatto', situazione finanziaria dell’ex 'Riscatto', del S.R.I. e dei patronati, tessere, in ACS, CPC, fascicolo Stanislao Vilhar, b. 5418.
123 Biografia di Vilhar Stanislao, in AICVAS ( a cura di), La Spagna nel nostro cuore, op. cit., p. 491.
124 APP, dossier Vilhar Stanislao, n. 403137/77W2134.
125 In Italia nel 1925 arringò un centinaio di militari del 17 Regg.to Fanteria nel quale era incorporato come caporalmaggiore, inneggiando alla Russia e al bolscevismo (con grida di Viva Lenin e Viva la repubblica). Il 24 giugno 1923 fu tratto in arresto a Pietrasanta perché trovato in possesso di commendatizie degli ex deputati socialisti Mingrino e Volpi, per la Sezione di Marsiglia. Il 17 maggio 1927 fu arrestato a Nizza e denunziato per minacce contro fascisti. ACS, CPC, f. Marinangeli Nunzio, b. 3063.
126 AICVAS, pratiche personali, Nunzio Marinangeli, busta 5, fasc. 32 e busta 10, fasc. 69. In quest'ultimo sono contenuti dei ritagli di giornali e alcune lettere dove si evidenzia l'amicizia di Marinangeli, già dall'esilio in Francia, con l'ex Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Nel testo curato dall'AICVAS, nella stringatissima biografia sul Marinangeli, egli è indicato come socialista. AICVAS (a cura di), La Spagna nel nostro cuore, op. cit., p. 291.
127 ACS, CPC, fascicolo Domenico Zaccheroli, b. 5488; Cfr la voce Zaccheroli Domenico in A. Albertazzi, L. Arbizzani, N.S. Onofri, Dizionario Biografico Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese, (1919-1945), consultabile al seguente indirizzo: http://www.comune.bologna.it/iperbole/isrebo/strumenti/Z.pdf Domenico Zaccheroli, in AICVAS, La Spagna nel nostro cuore, op. cit., p. 499.
128 ACS, CPC, fascicolo Gottardo Rinaldi, b. 4334
129 Rinaldi Gottardo in AICVAS, La Spagna nel nostro cuore, op. cit., p. 394. A. Lopez, Dalla Spagna alla Resistenza in Europa in Italia ai campi di sterminio, Quaderno Aicvas n. 3, Roma, 1983, p. 14. Sugli anni durante la seconda guerra mondiale non ho trovato altre informazioni, né all'Archivio della prefettura di Parigi vi è un dossier a suo nome.
130 ACS, CPC, fascicolo Luigi Bottai, b. 791.
131 AICVAS, La Spagna nel nostro cuore, 1936-1939, op. cit., p. 60; A. Lopez, Dalla Spagna alla Resistenza in Europa in Italia ai campi di sterminio, op. cit., p. 30. Cfr., ISGREC (a cura di), Volontari antifascisti toscani, tra guerra di Spagna, Francia dei campi, Resistenze. consultabile in rete al seguente indirizzo: http://www.isgrec.it/sito_spagna/ita/all_ita_details.asp?id=2382
132 A. Tonussi, Ivo: una vita di parte, Treviso: Matteo, 1991, p. 72.
133 ACS, CPC, fascicolo Renato Balestri, b. 287. APP, dossier Renato Balestri, n. 51621/1W181.
134 Due informative datate in ACS, CPC, f. Romeo Amadori fascicolo, b. n. 222.
135 ACS, CPC, f. Leonello Mattioli, b. 3162.
136 ACS, CPC, f. Vai Franz, b. 5283.
137 In una informativa per la Divisione Affari Generali e Riservati, scritta da Parigi e datata 9 giugno 1938 si legge che: “Ieri sera ha avuto luogo la riunione della Sezione Repubblicana di Parigi al Caffè 'Chope de Strasbourg'. I presenti erano pochi; questo dipeso soprattutto perchè l'amico Abbati non aveva fatto in tempo di inviare le regolari convocazioni e d'altra parte per la scelta del giorno non troppo indicata. Erano presenti: Randolfo Pacciardi, Ottavio Abbati, Alvaro Savi, Mario Galli, Perentin, Giannoni, Pietro Fantini, Pasquale Candelli, Scarselli, Sannazzaro (il solo residente in Francia, è annotato a lato), Attilio Orioli ed un altro amico romagnolo di cui mi sfugge il nome.”.
ACS, CPC, f. Carlo Sannazzaro, b. 4575.
138 Ivi
139 APP, dossier Pietro Paolo Senna, n. 22282/1W619. ACS, CPC Pietro Senna, b. 4746. AICVAS (a cura di), La Spagna nel nostro cuore, 1936-1939, op. cit., p. 428; Qui si afferma che fu consegnato alle autorità italiane il 18 luglio 1943. Dopo la Liberazione visse a Milano.
Eva Pavone, Gli emigrati antifascisti italiani a Parigi, tra lotta di Liberazione e memoria della Resistenza, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Firenze, 2013

venerdì 10 settembre 2021

Eppure l’Italia era tutta lì


Fonte: M. Bresciani, Op. cit. infra *

* M. Bresciani, Op. cit. infra: "Figura 1. Il rifugio svizzero (1943-45). Per ciascun personaggio si indica una sola sede di esilio, la più notevole o quella del soggiorno più prolungato; si privilegiano quindi le dimore stabili invece che i campi di smistamento o di quarantena (Adliswil, Balerna, Ringlikon, ecc.) dove i profughi furono condotti al loro primo ingresso nella Confederazione. Si tenga comunque presente che, per gran parte dei nomi censiti, i traslochi per ragioni politico-burocratiche furono frequenti. In maiuscoletto i personaggi esuli dall’Italia prima del 25 luglio 1943, ossia con il recollocazioni doppie o multiple riguardano unicamente i docenti e gli studenti dei corsi tenuti nei campi d’internamento per ufficiali (ad esempio Mürren), nei campi universitari (Friburgo, Ginevra, Losanna, Neuchâtel) o nei campi liceali di Davos e Trevano. I professori e gli studenti sono stati rappresentati con un simbolo".

La rappresentazione più sfaccettata della minoranza attiva che fece la Resistenza va cercata nelle pur effimere vicende della Repubblica partigiana dell’Ossola, instaurata tra il 10 settembre e il 23 ottobre 1944: nella sua giunta era commissario per la stampa e il collegamento con l’autorità militare Mario Bonfantini, francesista, socialista, il quale tenne lezioni di storia moderna per la cittadinanza di Domodossola fino all’ultima sera della Repubblica. Intorno a quella esperienza partigiana gravitarono inoltre lo scrittore Franco Fortini, il filologo Gianfranco Contini (autore con l’italianista Carlo Calcaterra del programma scolastico), il poeta Sandro Sinigaglia e il già menzionato Concetto Marchesi. Il 15 ottobre - poco prima che la Repubblica cadesse sotto l’assedio fascista - Contini riuscì a dare alle stampe il quarto numero della rivista «Lettres»; era dedicato alla letteratura italiana contemporanea, da Saba a Ungaretti, da Montale a Penna, da Gatto a Vittorini, tradotti in francese per l’occasione: del comitato redazionale della rivista faceva parte Jean Starobinski, a sua volta in stretto contatto con Fortini.
«La faccenda dell’Ossola, in settembre-ottobre, fu una cosa molto umana e importante. Abbiamo vissuto nell’ossigeno della libertà - esperienza che è certo mancata a tutti gli altri italiani. Unanimità, entusiasmo collettivo, esaltazione. Sono tornato al momento della seconda liberazione, per alcuni giorni, e ho visto la differenza di potenziale, la sfiducia, l’atonia, il psichismo amorfo e meschino, l’arrivismo dei botoli. Inutile dire che i migliori hanno totalizzato calci nel sedere. Già erano dei mazziniani: Tibaldi, presidente della Giunta provvisoria, Facchinetti, organizzatore da Lugano, ecc. Eppure l’Italia era tutta lì, in quei mesi e forse non si può ritrovarla altrove».
Più che il senno della delusione di poi va rimarcato, in questa lettera di Contini a Gianfranco Corsini - la data è il 21 agosto 1945 -, il calore di un presente vissuto, e anzi moralmente delibato. È una temperatura etica (e religiosa: la parola entusiasmo va intesa nel significato etimologico) tale da rintuzzare un argomento forte della storiografia revisionista: quello secondo cui le rade minoranze impegnate, nei venti mesi della guerra civile e nei primissimi anni della nuova Repubblica italiana, in un tentativo di palingenesi etica, di completa rifondazione dei costumi privati e pubblici, erano cupe minoranze di punitori di se stessi e del prossimo loro.
Vera e propria retrovia della Repubblica dell’Ossola fu la neutrale Svizzera, dove Contini, che dal 1938 vi insegnava filologia romanza all’Università di Friburgo, riprese le sue lezioni dopo la fine dell’esperienza partigiana. A seguire il grande filologo troviamo, fra gli altri, Dante Isella e Giansiro Ferrata, i quali, con Puccio Russo, figlio dell’italianista Luigi, realizzarono allora una traduzione a sei mani di A Farewell to Arms di Hemingway (poi pubblicata nel 1946 da Mondadori), romanzo la cui circolazione era proibita sotto il fascismo. Non è perciò sorprendente che, nell’Italia lacerata dalla guerra civile, fossero in corso altre tre traduzioni del capolavoro dello scrittore americano, centrato sulle traumatiche esperienze della prima guerra mondiale sul fronte italiano, intorno alla disfatta di Caporetto: una di Giorgio Bassani (realizzata nel 1943 e mai data alle stampe), una di Bruno Fonzi (la prima a uscire, nel dicembre 1945, presso l’editore romano Jandi Sapi), un’altra ancora di Fernanda Pivano (pubblicata anch’essa da Mondadori nel 1949; Pivano era stata arrestata a Torino, nel 1943, proprio a causa di questa traduzione clandestina).
Il fervore culturale della Svizzera non si limitava certo a Hemingway. Nel biennio 1943-45 essa accolse 45 000 italiani: oltre 29 000 militari e circa 15 000 civili (il maggior gruppo nazionale di profughi), tra i quali gli ebrei erano quasi la metà. Della Confederazione presentiamo una mappa (fig. 1) che ne fotografa la situazione complessiva di rifugio dell’antifascismo.
Il giovane editore Giulio Einaudi, riparato a Losanna, la definì «una sorta di limbo»; qui si è scelto di metterne in rilievo alcuni aspetti legati alla formazione della futura classe dirigente di un paese libero. Molti dei rifugiati sono infatti giovani militari, renitenti alla leva di Salò e destinati a divenire personaggi di primo piano nella vita intellettuale italiana del dopoguerra, come Luigi Comencini e Alberto Vigevani, direttori del giornale socialista ticinese «Libera Stampa ». Per altri invece (come ad esempio Altiero Spinelli o Umberto Terracini) la Svizzera è un asilo temporaneo, da cui ritornare in Italia per riprendere la lotta antifascista clandestina.
Il nucleo delle attività politiche antifasciste, che si svolgono soprattutto fra Bellinzona e Ginevra, è il Movimento federalista europeo di Ernesto Rossi e di Spinelli, con i quali collabora Adriano Olivetti: in quei mesi e in quei luoghi si discute dell’assetto di una futura Europa democratica e federalista.
Per altri ancora - giovanissimi e anziani - la Svizzera rappresenta un’opportunità, incongrua ma sfruttata pienamente, per insegnare e per studiare al livello più alto.
Campi universitari per i militari italiani vengono allestiti a Friburgo, a Ginevra, a Losanna, a Neuchâtel. Per limitarsi ai docenti di Losanna, intorno al rettore Gustavo Colonnetti, ingegnere, troviamo Luigi Einaudi, Amintore Fanfani, Stefano Jacini, Concetto Marchesi, Eugenio Mortara, Ernesto Nathan Rogers. Quanto agli allievi, il futuro pittore Enrico Baj e il futuro regista Dino Risi seguono corsi di medicina a Ginevra; nella stessa città studia diritto Giorgio Strehler, che intanto mette in scena Le tre sorelle di Cechov a Mürren, campo di internamento ufficiali dove studiano anche Franco Brusati e Livio Garzanti, e dove insegna il poeta Diego Valeri. Vico Magistretti, studente di architettura a Losanna, si prepara a diventare uno tra i maggiori designer del dopoguerra italiano, mentre ancora a Ginevra, nel 1944, il ventiquattrenne d’Arco Silvio Avalle è assistente di letteratura italiana nel campo universitario, dove si trova internato come pilota dell’aviazione.
Ma il percorso svizzero più tortuoso, e perciò stesso esemplare, è quello di Piero Chiara: nel febbraio 1945 il futuro autore de Il piatto piange sostituisce Giancarlo Vigorelli sulla cattedra di italiano, storia e filosofia dell’Istituto Montana di Zugerberg, mentre già dall’agosto precedente lavorava (grazie al vescovo di Lugano) come bibliotecario nell’Istituto Maghetti presso Mendrisio. Chiara era entrato nel territorio della Confederazione il 23 gennaio 1944: all’arrivo lo avevano atteso il carcere, vari campi di raccolta per profughi e una successione di campi di lavoro dove aveva prestato servizio come sguattero, addetto alle latrine, uomo di fatica nei giacimenti di torba.
Marco Bresciani (con Domenico Scarpa), Gli intellettuali nella guerra civile (1943-1945), in Atlante della letteratura italiana, a cura di S. Luzzatto e G. Pedullà, vol. III. Dal romanticismo a oggi, Einaudi, 2012, pp. 703-717

martedì 29 novembre 2011

Matteo Vinzoni, cartografo

Mappa di Matteo Vinzoni raffigurante Savona e la fortezza del Priamar.

Mappa raffigurante il borgo di Levanto del cartografo Matteo Vinzoni (1773). Da questa data accertata si può risalire al periodo di attività di questo funzionario della Serenissima Repubblica di Genova.

Porto Maurizio (oggi parte di Imperia).

Sanremo.

Sin qui, immagini che ho ripreso da Wikipedia (Wikimedia).

Da soudan.it
 La zona di Bordighera.

Da fortedellannunziata.it
Ventimiglia.

Ci sarebbero molte cose da dire sulla bravura di questo topografo, al quale sono state dedicate in questa Regione alcune pubblicazioni. E pensare che fu attivo quando il Dominio di Genova era ormai avviato a inevitabile declino!
Sono temi importanti, che meritano, penso, attenzione. Uno stralcio significativo su questi aspetti si può trovare, comunque, qui su Cultura-Barocca.
Rimane intatto, credo, il fascino, ad un tempo arcano e moderno, di quelle carte di Matteo Vinzoni.