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martedì 21 febbraio 2023

L’Alligatore è la prima figura di detective privato italiano credibile


Una caratteristica che rende unico il lavoro di Carlotto è ben esplicitata dalla ricercatrice Barbara Pezzotti:
“Carlotto's novels are interested because are the first crime story to be set in the north-east of Italy, a huge, indistict area that covers the regions of Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia. […] Italian crime fiction writers have strangely negleted this part of Italy, and Carlotto has been the first crime writer to set a series in this troubled part of Italy”. <112
Carlotto racconta il Veneto e tutto il nord-est, una terra che da contadina si è trasformata in una no man's land qualsiasi dopo gli anni del boom e la moltiplicazione di capannoni, poi lasciati vuoti dal turbine della crisi; il territorio è preda di mafie dall'est Europa che addirittura mettono nell'angolo la vecchia criminalità organizzata italiana.
Il paesaggio solare in contrasto con il plumbeo dei noir, dei non luoghi metropolitani, dei parcheggi ma anche della linea veneta che dalle ville palladiane si scontra con i capannoni e l'industrializzazione vorace raccontato da Carlotto.
Tra le opere ricordiamo proprio Nordest (in collaborazione con Marco Videtta, 2005) di cui Franca Pellegrini, in un suo recente saggio dedicato al libro dichiara che il romanzo contemporaneo, nell'intenzione dello scrittore padovano, ha la funzione “di porre di fronte al lettore questioni sociali di cogente attualità per il paese”. <113 Il noir può diventare uno strumento che permette di prendere coscienza di quanto accade intorno a noi e di svelare le dinamiche occulte della criminalità, che i media e la giustizia sembrano non voler o non essere in grado di denunciare. Paradossalmente, il romanzo di finzione diviene quindi il mezzo migliore per raccontare la verità. Il romanzo diventa così contro-informazione.
“Non esiste oggi in Italia un altro autore che sappia raccontare, come Massimo Carlotto, il dolore e la capacità di resistenza degli esclusi; uno scrittore che sappia descrivere meglio i meccanismi attraverso cui una società civile si trasforma in un'arena dove il pubblico reclama lo spettacolo del diverso colpevole e del sangue che scorre”. <114
Nel tempo Carlotto è diventato esponente di spicco del genere noir, nel solco del quale ha pubblicato la serie di romanzi dell'Alligatore, il detective privato Marco Buratti: La verità dell'alligatore, 1995; Il mistero di Mangiabarche, 1997; Nessuna cortesia all'uscita, 1999; Il corriere colombiano, 2000; Il maestro di nodi, 2002 - con il quale vince il Premio Scerbanenco - riuniti in un unico volume dal titolo L'Alligatore, 2007, a cui è dedicato anche il racconto a fumetti Alligatore. Dimmi che non vuoi morire in collaborazione con Igort, 2007; seguono L'amore del bandito, 2009, La banda degli amanti, 2015, Per tutto l'oro del mondo. Un nuovo caso per l'Alligatore, 2015 e Blues per cuori fuorilegge e vecchie puttane 2017, tutti editi e/o.
L'Alligatore è la prima figura di detective privato italiano credibile. La narrativa poliziesca italiana ha prodotto commissari e poliziotti, senza dimenticare il Duca Lamberti di Scerbanenco, che da medico diventa poi poliziotto, ma non detective privati.
“Se il noir è la variante metaforica della controinformazione e una scrittura che vuole tradurre in chiave romanzesca il pasoliniano io so, rimuovendo, almeno nella finzione narrativa, quella censura che occulta i misteri, o meglio i segreti di stato, al fine di fornire al lettore strumenti di riflessione, è un genere che ha bisogno di un investigatore privato credibile, cioè di un personaggio che non crede nella Giustizia dei giudici e dello Stato, ma che combatte per raggiungere la verità, quella verità che la dea bendata della Giustizia non vede mai. Questo personaggio la narrativa noir nostrana l'ha trovato nel protagonista dei romanzi seriali di Carlotto”. <115
L'Alligatore è un ex cantante blues, è stato in galera e ha conosciuto alcuni galeotti che si fa amici, come il fraterno Beniamino Rossini. È melanconico, ama il distillato di sidro di mele, il calvados e non crede nella giustizia dello Stato. Il suo passato e la necessità economica lo spingono a diventare un detective sui generis, a suo agio con le storie al confine della legalità. Le sue passioni - la musica blues, il sidro di mele e le donne - lo avvicinano ai suoi padri putativi mediterranei: Pepe Carvalho e Fabio Montale. L'Alligatore però lavora con dei soci, Beniamino Rossini e in seguito Max la memoria. Il lavoro di quadra, la triade, è un fatto nuovo nella tradizione noirista.
Nel descrivere Beniamino Rossini, Carlotto così si esprime:
“La prima volta che l'avevano pizzicato, Beniamino Rossini portava ancora i pantaloni corti e aiutava la mamma e i fratelli a trasportare merce di contrabbando attraverso il confine svizzero. Poi si era specializzato in rapine ai furgoni portavalori facendosi un nome di tutto rispetto a Milano, città in cui era nato e cresciuto. Ora, a cinquant'anni suonati, era tornato al contrabbando che praticava con comodi e veloci motoscafi, attraversando il braccio di mare che divideva il Veneto dalla Dalmazia. Trasportava di tutto: latitanti, puttane russe, oro, caviale, armi. Droga mai. Detestava gli spacciatori e li accusava di aver rovinato la mala. Ci eravamo conosciuti al penale di Padova; aveva un problema con un gruppo di camorristi intenzionati a tagliargli la gola alla prima occasione e mi aveva chiesto di intervenire. Alla fine, tutto si era risolto per il meglio e col tempo eravamo diventati amici. Ricco e rispettato, non aveva alcun bisogno di collaborare alle mie indagini. A spingerlo erano solo l'amicizia e la voglia di ficcarsi nei casini”. <116
All'amico Rossini Carlotto dedica un intero romanzo, La terra della mia anima (2006) in cui racconta la sua storia e la sua terra che è la frontiera, mentre dichiaratamente noir Carlotto scrive anche L'oscura immensità della notte (2005) e Il mondo non mi deve nulla (2014).
L'Alligatore è stato uno dei personaggi che ha contribuito all'innovazione della scena letteraria del romanzo noir italiano, ma anche all'affermazione internazionale del noir mediterraneo. Quando apparve nel 1993 (con La verità dell'Alligatore) fu come un terremoto: era nata una figura inusuale nella tradizione italiana. Non si era mai visto prima un investigatore uscito di galera, che non aveva fiducia nelle istituzioni, ma era ossessionato dalla giustizia e svolgeva le sue indagini con l'aiuto di un criminale “vecchia maniera” e di uno strano "analista", reduce dai movimenti extraparlamentari anni '70.
“Nella tradizione italiana, la tipologia che ha fatto più fatica a fornire modelli credibili è quella dell'investigatore privato. Da sempre priva di una cultura dell'investigazione, l'Italia ha potuto dar vita a decine e decine di investigatori onesti servitori dello Stato, il più delle volte più onesti dello Stato stesso, commissari, marescialli, vicequestori o agenti di polizia, a volte prodotti letterari di imitazione, nel migliore dei casi realistiche personificazioni, didascaliche e ormai abusate, dell'onestà e della dedizione, alla ricerca della verità e della giustizia. Ma nel filone del giallo tendente al noir, il cui principale interesse è la denuncia sociale, e non il rassicurante ristabilimento dell'equilibrio e del Bene, la figura dell'onesto commissario non funziona”. <117
Emerse immediatamente che l'Alligatore era il soggetto necessario per raccontare l'Italia contemporanea e il suo groviglio tra economia e criminalità e le contraddizioni della giustizia e della politica. Non si fatica a vedere in Buratti un alias dello stesso Carlotto.
Proseguendo nei romanzi dedicati a Buratti, si scopre che l'Alligatore suonava in un gruppo Blues chiamato Old Red Alligators ed offriva ospitalità quasi a chiunque. La sua vita cambia bruscamente quando viene condannato a sette anni per avere accolto in casa un ricercato. Mentre è in galera perde la voce. Il primo libro (La verità dell'Alligatore, 1995) parla di un uomo che viene ingiustamente accusato di avere ucciso a coltellate una donna e infine viene condannato. La narrazione presenta corsi e ricorsi della vita di Carlotto.
Un personaggio terribile e feroce inserito sempre nel “ricco” nordest è Giorgio Pellegrini a cui dedica Arrivederci, amore ciao (2001) e Alla fine di un giorno noioso (2011) e che inserirà anche nei romanzi dell'Alligatore (La banda degli amanti e Blues) in un tipico crossover da serialità televisiva. I romanzi su Pellegrini, scritti in prima persona, raccontano di un uomo che rinnega i propri ideali giovanili per diventare un sadico criminale che desidera a tutti i costi ripulirsi per avere una nuova chance nella società “bene” e ricca del nordest. Ottima trasposizione cinematografica è l'omonimo film Arrivederci, amore ciao di Michele Soavi nel 2006 con Alessio Boni, che riproduce un senso di repulsione verso il personaggio così bene delineato nella sua oscurità. Nel paragrafo 3.2 viene analizzata l'opera sia letteraria che cinematografica.
Dopo il Veneto, un altro luogo del cuore di Carlotto è la Sardegna, a cui dedica Jimmy della collina (2002) ispirato a don Ettore Cannavera della comunità La Collina di Serdiana che consente di sostenere i percorsi di vita di ragazzi perduti. Alla Sardegna e in particolar modo alla zona del poligono di Salto di Quirra è dedicato il romanzo noir Perdas de Fogu (insieme al collettivo Mama Sabot, 2008), frutto di una meticolosa inchiesta di cui parleranno anche i giornalisti molti anni dopo come il programma Presa diretta, Rai Tre, nel 2013. <118
Il noir ha un'importante funzione anticipatoria - come sottolinea Carlotto nell'intervista in appendice - che si evidenzia nel romanzo Mi fido di te (in collaborazione con Francesco Abate, 2007). Il tema centrale è il mondo della sofisticazione alimentare, per il quale entrambi gli autori fecero ricerche accurate. Nel romanzo, il protagonista Gigi Vianello distribuisce prodotti adulterati (cibo, erboristeria, pulizia del corpo) e vive al riparo nel suo ristorante finché il passato non torna a tormentarlo, come avviene a Toni Servillo nel film Una vita tranquilla (di Claudio Cuppellini, 2010).
“Passione civile e veemenza della trama possono convivere in un preciso equilibrio narrativo? In una quindicina di anni e di romanzi, Massimo Carlotto ci ha ampiamente dimostrato che è possibile”. <119
A Torino e al mondo del consumo a tutti i costi, quasi un grido disperato di una donna che invidia le veline e il Grande Fratello è Niente più al mondo (2004) mentre con Respiro corto (2012) Carlotto fa un omaggio alla Marsiglia del suo amico Izzo, con una sorta di Alligatore al femminile (seppure entro i ranghi delle forze dell'ordine), Bernadette Bourdet, un commissario della narcotici che ascolta solo Johnny Hallyday e comanda una squadra di agenti reietti, cacciati da tutti i commissariati.
Con La via del pepe. Finta favola africana per europei benpensanti (in collaborazione con Alessandro Sanna, 2014) Carlotto compie un'operazione oltre il suo stile noir, scrivendo una fiaba - pur sempre nera - e moderna che rimanda a Le irregolari. Entrambe le esperienze, infatti, quella dei desaparecidos argentini e quella dei desaparecidos africani, sono narrate da Carlotto attraverso la medesima operazione: scavare nell'oblio della storia per disseppellire la memoria di persone che scompaiano nel nulla, nel silenzio e con la complicità delle democrazie occidentali. Se il regime dittatoriale argentino pianificava nei minimi dettagli la scomparsa degli oppositori, i regimi democratici europei pianificano da almeno vent'anni la sistematica scomparsa dei migranti africani nel mar Mediterraneo. <120
Il turista (2016) è un thriller anomalo, dove Carlotto sceglie di contrapporre la figura di un abile serial killer che compie un errore e di un ex commissario, che ha già commesso un grave sbaglio nel passato e vede ora l'occasione giusta per riscattarsi.
Carlotto ha spesso analizzato il proprio lavoro, raccontando il suo metodo, il noir mediterraneo e il suo stile di scrittura, in una meta-narrazione fondamentale per capire il suo modus operandi. Con The black album (2012), una lunga conversazione con Marco Amici, Massimo Carlotto ripercorre i temi nodali del genere e gli aspetti centrali della sua scrittura, in cui troviamo rappresentati i profondi cambiamenti avvenuti nell'universo criminale e il ruolo dell'Italia nei traffici illeciti che attraversano l'Europa. Con Tre passi nel buio <121 (con Luca D'Andrea e Maurizio de Giovanni) in una lunga intervista con l'editor Luca Briasco, i tre scrittori decidono di raccontare nei dettagli come costruiscono le loro storie, quali sono gli ingredienti irrinunciabili e come questi si sono evoluti nel corso degli anni.
Carlotto lavora insieme ad altri autori, scrive racconti all'interno di antologie, crede negli intenti comuni. Si veda Cocaina (2013), scritto insieme a Gianrico Carofiglio e Giancarlo De Cataldo dove gli scrittori affrontano una questione quanto mai fondamentale ma assente dall'agenda dei mass media (si veda l'intervista in appendice).
A più mani compare la quadrilogia Le vendicatrici (con Marco Videtta, 2013) composta dai romanzi dedicati a quattro donne, Ksenia, Eva, Luz e Sara e nel 2018, sempre declinato al femminile, Sbirre (con De Cataldo e Maurizio de Giovanni).
Di molti dei suoi romanzi Carlotto cura l'adattamento teatrale e cinematografico, come per Il fuggiasco, regia di Andrea Manni (2003, soggetto e sceneggiatura), Morte di un confidente in Crimini, regia dei Manetti Bros. (2007, soggetto e sceneggiatura), Little dream in Crimini, regia di Davide Marengo (2009, soggetto e sceneggiatura). Dai suoi romanzi vengono realizzati gli adattamenti cinematografici di Arrivederci amore, ciao (Ita/2006) regia di Michele Soavi e Jimmy della collina (Ita/2006) regia di Enrico Pau. Cura alcuni programmi per la radio, nel 2001 - Il piccolo patriota padovano, riadattamento da Edmondo De Amicis (Radio RAI), nel 2004 - Radio Bellablù, radiogiallo di Massimo Carlotto e Carlo Lucarelli, a cura di Sergio Ferrentino (RAI Radio 3) e nel 2006 - Vincenzo De Paoli e il pascià Ulug Alì, in Dialoghi possibili, regia di Giuseppe Venetucci (RAI Radio 3).
Paragonato a Ellroy per la violenza deflagrante, la chiave dell'opera di Carlotto “volta più all'impegno etico che alla ricerca estetica”, <122 secondo Gian Paolo Giudicetti è condivisibile là dove si impernia nella descrizione dell'esperienza individuale con personaggi-diaframma grazie ai quali viene raccontata la Storia, come nei romanzi Il giorno in cui Gabriel scoprì di chiamarsi Miguel Angel e Le irregolari, entrambi scritti di denuncia sulla dittatura argentina.
Le sue opere mostrano spesso un'altra faccia della storia di un crimine, quella del delinquente. In Arrivederci, amore ciao la storia viene enucleata dal punto di vista di Caino, dietro l'apparenza della ricchezza del Veneto si nasconde lo sfruttamento della politica come strumento per ottenere successo, economia legale e illegale si mescolano, nuove mafie, vecchi terroristi, tutti si ripuliscono per dare l'apparenza della “locomotiva del nordest”.
L'Europa, e in particolare l'Italia, ha utilizzato tradizionalmente il genere poliziesco come mezzo per descrivere la realtà sociale ed economica: da Gadda a Sciascia, a Scerbanenco fino ai più recenti Camilleri, Fois, Lucarelli. Lo stesso Carlotto ravvisa questa visione politica come una “tendenza letteraria” <123 del genere noir.
[NOTE]
112 Barbara Pezzotti, “Alligator is back, Massimo Carlotto and the north-east, the Corroded Engine of Italy”, p.324-35 in Storytelling: A Critical Journal of Popular Narrative, 10.1 (2010): 33-49
113 Franca Pellegrini, “Il giallo contemporaneo. Memoria e rappresentazione dell'identità nazional-regionale” in Monica Jansen, Yasmina Khamal, Memoria in noir. Un'indagine pluridisciplinare, Peter Lang, Bruxelles, 2010, p.218
114 Edizioni e/o, introduzione a La banda degli amanti
115 Antonio Emiliano Di Nolfo, Sulle tracce del Noir. L'itinerario di Massimo Carlotto, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Sassari, 2004-2005
116 Massimo Carlotto, Nessuna cortesia all'uscita, Roma, edizioni e/o, 1999 p.24
117 Claudio Milanesi, “L'Alligatore, il nordest come metafora” in Italies, 4, 2000, pp. 673-685
118 Il titolo dell'inchiesta è Servitù militari
119 Sergio Pent  - Tuttolibri/La Stampa
120 https://www.carmillaonline.com/2015/04/28/i-desaparecidos-del-mediterraneo-e-la-via-del-pepe-di-massimocarlotto-e-alessandro-sanna/
121 Massimo Carlotto, Luca D'Andrea, Maurizio De Giovanni, Tre passi nel buio. Il noir, il thriller e il giallo raccontati dai maestri del genere, Roma, Minimun Fax, 2018
122 Gian Paolo Giudicetti, “La narrazione nelle opere di Massimo Carlotto. Impegno etico e affermazione dell'io”, in Monica Jansen, Inge Laslots, Dieter Vermandere (a cura di) Noir de Noir, op.cit., p.103
123 Il concetto di tendenza espresso da Walter Benjamin in L'autore come produttore, Torino, Einaudi, 1973
Giuditta Lughi, Il noir mediterraneo come strumento di investigazione del reale. Il caso di Massimo Carlotto, Tesi di laurea, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, Anno accademico 2019-2020

domenica 23 settembre 2012

Scorci di Mediterraneo in cartoline d'epoca


Il porto di Malta in una cartolina di oltre un secolo fa' (in mio possesso, come quelle che seguono). I marinai delle navi militari italiane che colà si consegnarono agli alleati dopo l'8 settembre 1943 avranno visto i segni della guerra, invece. C'erano, tra gli altri, mio padre, mio zio, diverse persone che ho conosciuto.




Sfax in Tunisia. Tristemente nota oggi per tante tragedie dell'emigrazione. Più di cento anni fa' erano gli italiani a emigrare colà. I governi della Destra storica erano arrivati ad un pelo dal fare la guerra alla Francia per impiantare una colonia in Tunisia. 

Se non ricordo male, qualche anno addietro avvenne un tentativo di collaborazione economica tra la zona di Sfax e la provincia di Imperia, se non la Liguria. Non so che fine abbia fatto.

 Tunisi.












 Biserta, a nord-ovest di Tunisi.


 


 St. Raphael, Costa Azzurra.


Quel padiglione sul mare a Nizza non c'é più da lungo tempo, ma in tanti affermano di avere visto immagini simili a questa. Io stesso ne avevo già una, reperita dall'Archivio Moreschi di Sanremo.






Non so se l'avvenimento in questione, ormai tramontato, si svolgeva anche sulla Promenade, vale a dire sulla passeggiata a mare, ma la Battaglia dei Fiori di Nizza, credo ormai dimenticata, differente per la tipologia dei carri, me la vedo co-ispiratrice di quella successiva di Ventimiglia.





Il Principato di Monaco: sullo sfondo, dopo Cap Martin, la parte più occidentale della Riviera dei Fiori.

Per terminare un parziale giro fotografico di questa parte di Mediterraneo.