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martedì 19 giugno 2012

Nicolaas Witsen, erudito e viaggiatore olandese del Seicento

Mappa dell'attuale Siberia, realizzata nel 1690 da Witsen - Fonte: Wikipedia

Di Nicolaas Witsen (1641-1717), o Nicolaes Witzen, olandese, Jules Verne tramanda che aveva percorso la Tartaria orientale e settentrionale, riportandone un racconto di viaggio pubblicato nel 1692 in olandese e mai tradotto in altra lingua.

Fonte: auction.catawiki.cn
Fonte: aste.catawiki.it
Fonte: Wikipedia
Verne aggiunge che, nonostante due ristampe (1705-1785), altre opere più curiose e più complete destarono nel 1700 l'attenzione degli europei in materia.
Fonte: Wikimedia
Questa immagine di uno sciamano della Siberia, stesa di mano dallo stesso Witsen, testimonia già da sola, credo, il rilievo del suo lavoro.
Fonte: Wikipedia
Witsen in un ritratto del 1701, di Peter Schenck.

In effetti, Witsen, notevole erudito, ebbe una vita intensa e interessante, non facile da riassumere.

Fu tredici volte, dal 1682 al 1702, borgomastro di Amsterdam, come già era stato il padre. Verso la fine del XVII secolo fu anche uno dei Direttori della Compagnia Olandese delle Indie Orientali. Già da giovane era stato in Inghilterra, entrando in relazione con i figli di Cromwell. Nel 1664 e nel 1665 fu ambasciatore in Russia o Moscovia, come si diceva allora. E ne scrisse una sorta di diario. Subito dopo viaggiò in Italia, in Francia e di nuovo in Inghilterra.

Fonte: veiling.catawiki.nl
Sull'Estremo Oriente Witsen realizzò un compendio di documenti importanti, anche medievali.

Fonte: Wikipedia
Witsen si occupò inoltre di costruzioni navali, tanto é vero che a lui si devono le migliori conoscenze sui navigli olandesi dell'epoca. E per costruire la moderna flotta russa, Pietro il Grande fu anche tributario delle competenze di questo personaggio, conosciuto nel suo soggiorno ad Amsterdam. Con Witsen lo zar rimase in contatto sino alla morte dello studioso olandese, in occasione della quale disse di avere perso un grande amico.

Witsen fu in rapporto con molti pensatori e scienziati dell'epoca, tra cui Liebniz.

Fu un teorico della coltivazione del caffé, di cui propugnò l'introduzione in diverse lande.
Ebbe una collezione di più di millecinquecento disegni di piante, quasi tutte della zona del capo in Sudafrica, nota come Codex Vitsenii e passata di mano in mano a diversi successivi studiosi.

Ricoprì ulteriori, importanti ruoli pubblici.

Ma quello che si ricorda soprattutto di lui é quella carta della Siberia, stesa nel 1690.

Diverse pubblicazioni, tra cui non poteva mancarne una di uno storiografo russo, sono state dedicate negli ultimi anni, in modo più o meno completo, alla multiforme attività di Witsen.



venerdì 9 dicembre 2011

Far West di Ponente


"Il ricordo più antico che ho dell’estremo ponente ligure appartiene a una specie di far west. Vedo il lungo corridoio della stazione di Ventimiglia, quello al fondo del quale si “passa” in Francia, attraverso una porta custodita dai frontalieri. Sono lì, in braccio a mia madre, sulle panche, in attesa di un treno proveniente dalla Francia, perché mio padre lavora in uno stabilimento balneare di Sainte-Maxim o Saint-Raphaël. Sono gli anni Sessanta. Non ci ho mai pensato, non che non abbia mai pensato a questo ricordo, ma a un’altra cosa, quella per cui ho deciso di scrivere queste pagine.
Dov’erano in quel tempo Guido Seborga, Elio Lanteri e Lorenzo Muratore?
"

Così afferma Marino Magliani in riferimento al dossier Scritture di Ponente, contenuto nella rivista "Atti Impuri", vol. 3 (No Reply, 2011). Scritture di Ponente comprende un racconto introduttivo di Marino Magliani, due racconti dello scrittore Guido Seborga (1909-1990), due ‘fiabe’ del ponentino Elio Lanteri (1929-2010) e una prosa del ventimigliese Lorenzo Muratore (1941). I testi, finora tutti inediti, sono espressione di tre percorsi di scrittura diversi tra loro, maturati però in quel “far west” assai fecondo di vocazioni artistico-letterarie che è il Ponente ligure. Il dossier è inoltre corredato da una serie di ritratti firmata dall’artista Sergio "Ciacio" Biancheri di Bordighera (IM).

Sono doverose, in attesa di una mia futura ripresa, alcune parole su Magliani, intanto, che é della Val Prino, sopra Imperia, a qualche decina di chilometri da questa ex-frontiera con la Francia e che, pur scrivendo quasi sempre di Liguria, soggiorna di più, dopo avere "vissuto a lungo in America Latina e in Spagna", sulla costa olandese. La sua ultima fatica è - in apparente contraddizione con quanto ho appena asserito - "Amsterdam è una farfalla" - Ediciclo 2011: rispetto a questa mutuo da Angelo Ricci parole della sua recensione "Vero e proprio metaromanzo Amsterdam è una farfalla trasferisce sulla carta la lezione di La nuit americaine di Truffaut e ci regala una storia che ha per trama il work in progress di un altro romanzo, romanzo dove il tempo e i tentativi di misurarlo (fermarlo, forse) si intersecano con la storia delle meridiane.  ... Lo stesso Autore si presenta come doppelganger di se stesso e di quel Gregorio Sanderi progettista di meridiane e di orologi solari che, protagonista di quel romanzo in fieri ambientato nel 2100 e che non sarà mai scritto, è, al contempo, personaggio che compare anche in altri romanzi di Magliani.

Con la mia passionaccia per la storia dovrei aggiungere qualcosa almeno su un'altra opera dell'autore Magliani, "L'estate dopo Marengo". Ma, come sopra promesso, proverò a riparlare di lui.
Dovrei anche rammentare il garbato ritratto, di persona solare, anticonformista ed estroversa che me ne fece un'amica di famiglia. O ricordare che é sodale di diversi blogger, che gli hanno dedicato post intrinsecamente più validi del mio.

Solo che tra recenti riletture, discussioni e incontri, quel dossier curato da Magliani rappresenta per me l'ultimo stimolo in ordine di tempo per tentare - come qui annuncio - di fare prossimamente luce sul dibattito culturale pregresso e più recente di questa zona di confine, cui hanno concorso e concorrono pure altre persone.
Anche se in proposito mi viene in mente una brutta metafora preventiva: come già in Italia, ancor più da queste parti il vero Far West è quello di giacche blu che costringono nelle riserve gli intellettuali.


Ed ecco com'è oggi l'ormai desueto corridoio di ingresso alla vecchia dogana passeggeri della stazione ferroviaria di Ventimiglia.